CARTAGENA

Siamo arrivati a Cartagena verso sera, dopo un volo di un’ora e mezzo da Pereira, abbiamo preso un taxi all’aeroporto e ci siamo fatti portare subito al Hotel Casa Mara nel quartiere Getsemani…

…e mai scelta fu più felice, perché questo hotel si è rilevato essere fantastico, con una bella e spaziosa camera per 4 persone, con 2 piccole piscine, una all’entrata e una sul tetto e nel prezzo era anche compresa la colazione…

…ma soprattutto si trovava in una posizione strategica; cioè nel quartiere Getsemani, in assoluto il posto più bello, pazzo ed originale di tutta la città, ma occhio perché trattasi del quartiere della movida, degli spettacoli serali lungo la strada, dei locali e dei bar dove si beve all’inverosimile tutta la notte, quindi dormire qui comporta inevitabilmente potere essere disturbati durante le ore notturne…

..lHotel Casa Mara invece pur essendo nel cuore del quartiere si trova in una via un pò defilata che è risultata essere immune a tutto il caos serale ed infatti noi abbiamo dormito perfettamente.

Eravamo dunque finalmente arrivati sulla costa caraibica della Colombia a Cartagena, per la precisione il suo nome completo sarebbe Cartagena de Indias, ma perché si chiama così, cosa vuol dire “de Indias” dovete sapere che questa bellissima città colombiana è stata battezzata in onore di Cartagena, una città portuale che si trova in Spagna…

…durante il periodo della conquista, gli spagnoli aggiungevano “de Indias” ai nomi dei nuovi insediamenti in America, facendo riferimento alla loro convinzione iniziale di essere arrivati nelle Indie. Così Cartagena de Indias non solo onora la sua omonima spagnola, ma riflette anche una parte fondamentale della storia, del mix di culture e della ricchezza che definisce questa parte del mondo…

…la città infatti è stata in quell’epoca il principale punto d’approdo delle navi negriere che trasportavano fin qua gli schiavi dall’Africa e nello stesso tempo il più importante porto di partenza dei galeoni spagnoli carichi dell’oro depredato alle popolazione precolombiane di tutto il Sud America e se c’era l’oro c’erano di conseguenza anche i pirati ed infatti tutta la costa caraibica della Colombia, in particolare modo Cartagena e l’isola di San Andres sono state per lungo tempo in balia di corsari, pirati, filibustieri che in questa acque trovavano riparo.

Tutta questa storia intrisa di leggenda si percepisce benissimo e passeggiare per le strade di Cartagena per noi è stato come viaggiare nel tempo, soprattutto il papà ed Alfredo grandi appassionati di storie di pirati, ad ogni angolo scoprivano tesori e si facevano dei viaggi pazzeschi…

Cartagena ci è rimasta sicuramente nel cuore, ci siamo stati per più di una settimana perché l’abbiamo usata come base per fare l’escursione al Parque Tayrona (come illustreremo più avanti) è una città coloniale veramente bella e ben conservata ed anche se è molto turistica ha mantenuto intatto il suo carattere autentico soprattutto quando si visita la:

 

C  I  T  T  A     V  E  C  C  H  I  A

Per Città Vecchia s’intende il centro storico racchiuso all’interno di una mastodontica cinta muraria di oltre 13 chilometri, Las Murallas, che risale al glorioso periodo coloniale e che è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’ Umanità dall’ UNESCO…

…si tratta di massicce mura erette per difendere la città dalle invasioni nemiche, dalle tempeste e dalle scorrerie dei pirati…

…il suo principale punto di accesso è la bellissima e scenografica Torre del Reloj, attraversando questa porta si entra nella Plaza de los Coches, sempre affollata e piena di venditori di ogni cosa…

…da lì noi ci siamo persi, parecchie volte, girando a caso in questo intricato dedalo di viuzze acciottolate, balconi fioriti di bougeanville e tante chiese imponenti che proiettano le ombre delle loro facciate su piazze verdeggianti…

….un concentrato di luoghi ed edifici coloniali perfettamente conservati: monasteri, palazzi, piazze e case signorili con balconi e cortili interni ben ombreggiati e decorati con moltissimi fiori…

…una vera chicca tenuta benissimo e ben conservata con poliziotti ad ogni angolo, negozi di tutti i tipi, farmacie, ristoranti, pizzerie…eh si…non abbiamo resistito, da veri italiani dopo 15 giorni senza pizza, l’abbiamo provata anche qui nella Città Vecchia di Cartagena e dobbiamo ammettere che non era poi così male…

…ma ci sono anche gelaterie, banche con i relativi change office, laboratori di tatuatori (eh si la mamma si è fatta tatuare un colibrì, recurdo de Colombia) e di conseguenza un mucchio di turisti con al seguito venditori di qualunque cosa…

…in sintesi la Città Vecchia rimane sicuramente il luogo più famoso ed attrattivo della città e ci è piaciuto parecchio, ma però non è stata la cosa che ci è piaciuta di più, noi ci siamo follemente innamorati di:

 

G  E  T  S  E  M  A  N  I

Getsemani è il quartiere dove avevamo l’hotel e si è rilevato essere il posto più bello ed affascinante di tutta la città, come abbiamo detto è il quartier della movida quindi per tutta la notte c’è un casino pazzesco, per intenderci potreste trovare delle cose così sotto l’hotel:

Per fortuna l’Hotel Casa Mara risultava essere in una via defilata che non veniva toccata dalla confusione, c’è ne siamo resi conto appena arrivati, visto che era sera e non eravamo stanchi abbiamo appoggiato gli zaini e siamo usciti subito…

…ed è bastato svoltare in una via per trovarsi nel cuore pulsante della movida notturna; Plaza de la Trinidad, la piazza davanti alla chiesa, in pratica il luogo migliore per trascorrere una serata, incontrare e parlare con la gente del posto…

…bere un succo di frutta (fantastici!) in piedi o seduti ai tavolini di uno degli innumerevoli bar…

…gustare del cibo di strada ce ne sono a bizzeffe, di tutti i tipi, guardate qua:

Oppure ascoltare musica dal vivo, che qui non manca mai o meglio ancora incontrare questi pazzi rapper di strada che rappano live su qualunque cosa:

Ecco questo è stato il primo impatto che abbiamo avuto con Getsemani in assoluto il quartiere più frizzante di Cartagena de Indias, ce lo siamo girato tutto sia di giorno che di sera…

…ci siamo persi parecchie volte girovagando in questo labirintico dedalo di viuzze circondati da case basse tutte color pastello che si alternano a gallerie d’arte e a tantissimi ristoranti e bar dove tirar tardi la sera…

…ma non solo, Getsemaní è soprattutto anche il quartiere dei murales, vere e proprie opere d’arte realizzate con maestria da artisti locali che gli conferiscono una personalità eccentrica e assolutamente fuori dagli schemi, tanto che sembra una città nella città, artisti locali che poi vendono le loro opere dipinte su tela nelle innumerevoli gallerie d’arte a cielo aperto, guardate qui:

E noi pensiamo proprio che il miglior modo per visitare Getsemaní sia quello di passeggiare senza fretta tra le sue strette vie colorate, imboccandole casualmente senza meta, noi giravamo così, facendo tante foto agli splendidi murales…

…gustandoci un pò di street food, che tanto amiamo, per esempio avete mai provato il cono pizza!!??…

…oppure gli immancabili bicchieri pieni di frutta già tagliata, che prendevamo in questi carretti di cui tutto il quartiere è pieno, costavano solo 1 euro e ne abbiamo mangiati in quantità industriali…

…e non sono naturalmente mancate le classiche arepa ripiene di formaggio, di verdure o di qualunque cosa, fatte sul momento per strada così:

Perché ricordatevi sempre che:

“la vita è come l’arepa non sai mai cosa ci metti dentro” questo motto, che trovavamo ovunque, rispecchia in pieno l’approccio che hanno i colombiani alla vita ed anche noi cominciavamo a ragionare cosi…

…siamo comunque andati anche in alcuni ristorantini, scelti a caso, dove non abbiamo mai speso più di 20/25 euro in quattro…

…mangiando quasi sempre zuppe, petto di pollo (per Alfredo) riso, verdure, gli immancabili patacon, pesce fritto e quando riuscivamo a farcelo fare alla griglia…

…ma anche tacos, gelati ed hamburger, la scelta è molto vasta e ci sono ristoranti di ogni tipo.

Le giornate comunque le passavano girovagando a caso e l’atmosfera che si respirava in questi giri ci ha fatto perdere la cognizione dello spazio e del tempo parecchie volte…

…tra l’altro Getsemani è in punto strategico della città perché si trova proprio a ridosso delle mura della Città Vecchia, dalla Torre del Reloj basta attraversare il Parque del Centenario (anche questo gran bel posto di cui parleremo più avanti) e si è già arrivati nel quartiere…

…e lo capirete subito osservando le facciate delle case color pastello che hanno un’ architettura coloniale sicuramente meno importante rispetto a quelle presenti nella Città Vecchia, al punto che alcune sono anche abbastanza fatiscenti, ma propio qua sta il suo fascino e costituiscono l’ elemento che più degli altri mostra l’ autenticità delle origini popolari del quartiere.

Al di là dell’ aspetto architettonico delle case l’elemento che caratterizza le vie di Getsemaní sono i colori delle decorazioni e dei bellissimi murales che decorano i muri delle strade, tanto creativi e affascinanti da essere delle vere e proprie opere d’arte…

…alcuni rappresentano personaggi storici, altri disegni di fantasia e tutti sono davvero fantastici e come è stato anche a Bogotà non si può fare a meno di fotografarli…

…sono tutti realizzati da artisti locali che abitano il quartiere, molti dei quali espongono le loro opere nelle gallerie che si alternano ai tanti bar e ristoranti che rendono il quartiere l’ autentico epicentro della movida notturna di Cartagena

…ed è per questo motivo che consigliamo di visitare Getsemaní soprattutto di sera o, ancora meglio, decidere di trovare da dormire proprio qui come abbiamo fatto noi…

…tra l’altro c’è l’imbarazzo della scelta perché le strutture ricettive offrono un’ottimo rapporto qualità-prezzo e poi, come dicevamo prima, da Getsemaní è comodissimo muoversi per andare in ogni parte della città….

…e ci teniamo anche a rassicurare, in base alla nostra esperienza, che questo quartiere è tendenzialmente uno dei più sicuri di Cartagena, ci sono poliziotti ad ogni angolo, quindi basta solo stare attenti a…”non dar papaya” come dicono qui per dire “non dare lo spunto per farti derubare”…

…al massimo potrete incontrare degli esauriti rapper di strada, come incontravamo sempre noi, che per pochi pesos vi intrattengono cosi:

Pochi pesos che secondo noi sono sempre spesi bene, vedere ragazzi che s’inventano un mestiere per sbarcare il lunario, invece di andare a spacciare o fare anche di peggio (la brutta fama della Colombia per quanto riguarda la sicurezza veniva proprio dalla delinquenza di strada) fa sempre piacere…

…stesso discorso per le Palanqueras che troverete ovunque, che rappresentano i primi schiavi liberi dell’America latina che nel 1603 fuggirono da Cartagena e fondarono San Basilio de Palenque, una cittadina che esiste tutt’ora a una cinquantina di chilometri fuori dalla città…

…queste belle signore avvolte in stupendi vestiti colorati e con enormi ceste di frutta sulla testa ti chiederanno in cambio dei soldi per essere fotografate e secondo noi è giusto che sia così e noi glieli abbiamo dati sempre volentieri, dal momento che dietro a queste persone ci sono intere famiglie, contribuire nel nostro piccolo con pochi pesos ci è sembrato il minimo che potessimo fare.

E sempre per rimanere in tema di cose vere e genuine, una sera che eravamo in giro per il quartiere, siamo capitati quando c’era la Copa America in corso e giocavano Colombia contro Uruguay ed è stato il delirio totale…

…quando all’ultimo minuto di gioco la Colombia è andata in vantaggio ed ha vinto è stata festa per tutto il quartiere per tutta la notte, con scene degne di un romanzo di Gabo…

…perché non dimentichiamo che il grande scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez ha vissuto qui per lungo tempo in una casa rivolta verso il Mar dei Caraibi e basta farsi guidare dai suoi romanzi per ritrovarsi nei vari punti di Cartagena,  dalla Cripta del Convento di Santa Clara che ispirò “Dell’amore e di altri demoni”, ai vari luoghi “Dell’amore al tempo del colera”, all’immaginario mondo di Macondo del grande capolavoro di “Cent’anni di solitudine”.

Come abbiamo detto in precedenza Getsemani si trova in una posizione strategica, proprio a ridosso delle mura che circondano la città storica in pratica quando dal quartiere ci si dirige verso la Torre dell’Orologio cioè la porta d’accesso principale alla città storica si è costretti a passare dal Parque Centenario, che non è un parco qualsiasi, adesso vi spieghiamo perché:

 

P  A  R  Q  U  E         C  E  N  T  E  N  A  R  I  O

Questo parco progettato a inizio novecento per il centenario dell’indipendenza è un bel parco con un sacco di verde e un bell’obelisco al centro, ha la forma quadrata con un ingresso in ogni lato e non è neanche poi tanto grande, a prima vista potrebbe sembrare uno spazio verde qualsiasi ed è quasi obbligatorio passarci per andare nella città vecchia…

…la sua particolarità sta nel fatto che la municipalità a pensato bene di riempirlo di tutti quegli animali selvatici che vengono sottratti a chi li detiene illegalmente, senza licenza…

…e quindi volgendo gli occhi tra le fronde degli alberi potrete ammirare innumerevoli, chiassosi e colorati pappagalli…

…curiose scimmie cappuccino…

…una lentissima famiglia di bradipi…

…e seri avvoltoi che vi scruteranno inquieti…

…ma anche iguane che brucano l’erba tranquille tra le aiuole, nessuno osa toccarli e quindi vivono in pace in mezzo alla città…

…una via di mezzo tra un zoo a cielo aperto ed un parco e da come abbiamo visto noi, che ci siamo passati tante volte, il parco è molto frequentato dalla gente del posto…

…famiglie con bimbi che vengono a riposarsi all’ombra degli alberi e tanti turisti che con il dito puntato e gli occhi all’insù scrutano tra gli alberi e secondo noi anche questo è l’esempio tangibile della bella riqualificazione che ha avuto la città (come tutta la Colombia del resto) in questi ultimi anni:

L’essere riusciti a trasformare un parco che prima era territorio di spaccio e prostituzione in luogo di svago per famiglie, turisti e residenti non è cosa da poco. Quindi vi consigliamo di venirci, soprattutto se siete con dei bimbi, non costa nulla e oltretutto è di strada.

Ci siamo dimenticati di dire che per tutto il tempo che abbiamo girovagato tra la Città Storica e Getsemani la temperatura percepita si aggirava sui 30-34 gradi e che quando si attenuava il venticello che arrivava dal mare l’afa prendeva il sopravvento…

…e noi traevamo sollievo solo rimanendo in ammollo, nelle ore più calde, dentro alla piccola piscina situata sul tetto dell’Hotel Casa Mara, dovete infatti sapere che Cartagena pur essendo una città coloniale sul Mar dei Caraibi, come tante città portuali non ha un mare bellissimo…

…le spiagge ci sono ma la qualità e la trasparenza dell’acqua lasciano molto a desiderare, per non parlare poi dell’orribile panorama di grattacieli e costruzioni in cui le spiagge sono incastonate.

Per poter incontrare il vero Mar de Caribe bisogna per forza andare alle Islas del Rosario, un arcipelago di oltre 40 isolotti, che ci dicono essere uno più bello dell’altro (occhio che però soprattuto nei weekend sono molto gettonati) si trovano a circa 100 chilometri dalla costa di Cartagena e sono raggiungibili solo in barca.

Le barche veloci impiegano circa 45 minuti per raggiungerle, oppure si può andare all’arcipelago di San Bernardo, ancora più distante ma sicuramente più tranquillo e autentico, per entrambi ci si imbarca dal molo La Bodeguita nel centro di Cartagena, si può andare direttamente al molo oppure ci si può rivolgere alle innumerevoli agenzie che propongono escursioni di cui tutta la città è piena.

Anche noi infatti abbiamo preso in considerazione l’idea di andare in una di queste isole, ma dato che la nostra permanenza al mare non si limitava a pochi giorni, di solito verso la fine del viaggio cerchiamo sempre di fare almeno una decina di giorni di mare (che fa bene alla mente ed al fisico), abbiamo preferito andare a San Andres un’isola ancora più lontana in cui si arriva solo in aereo e di cui vi raccontiamo qui.

Intanto però il caldo continuava a farsi sentire ed anche la voglia di fare un tuffo in mare andava di pari passo, quindi come dei classici e beoti turisti ci siamo lasciati incantare da un depliant nella reception dell’hotel ed abbiamo fatto uno dei tanti tour di una giornata che tutte le agenzie turistiche propongono, una di quelle cose da turismo di massa che non facciamo mai e che consigliamo di NON fare assolutamente, ma che ci sembrava giusto raccontarvi lo stesso, quindi se mai capiterete da queste parti evitate assolutamente di andare a Playa Blanca nella penisola di:

 

B  A  R  Ù

Pochi secondi dopo avere acquistato il pacchetto del tour di un giorno ci eravamo già pentiti, quando poi all’interno del pullman ci hanno messo i classici braccialetti che mettono ai turisti ci è venuto quasi da piangere, ma tant’è ormai eravamo in ballo, quindi…

…per darvi un’idea ecco quello che recitava il depliant: “Goditi il sole, la sabbia, il mare e la spiaggia in questa escursione che include un pranzo tradizionale. Fatti venire a prendere nel tuo hotel e preparati a nuotare o a prendere il sole sulla famosa spiaggia di Playa Blanca, lunga 2,4 km., fai una passeggiata fino al settore più tranquillo di Playa Tranquila, con meno persone e un’atmosfera rilassata…” ecco questa in foto sarebbe l’atmosfera rilassata di Playa Tranquila

…piena all’inverosimile (e non era neanche un week end) di gente, come queste tipe vestite di blu che sarebbero massaggiatrici, c’erano quasi solo turisti colombiani, intere famiglie che ascoltano in riva al mare musica sparata al massimo…

…addirittura moto che passano sul bagnasciuga, per non parlare poi del mare che era tutto fuorché mare caraibico (le foto del depliant erano ritoccate) un’acqua torbida, calda e soprattutto contaminata dalla benzina (l’odore era fortissimo) e dell’olio della marea di motoscafi e moto d’acqua…

…moto d’acqua che sfrecciano fino a riva rendendo impossibile e pericoloso farsi una nuotata, che comunque mai avremmo fatto perché il mare era veramente uno schifo, immaginate il posto turistico più affollato e pieno di motoscafi di sempre…

…frequentato malissimo, perché i colombiani saranno anche simpatici e accoglienti, ma in certe situazioni sono veramente molto “tamarri”…

…basta solo dire che non ci facevano una piega a vivere una situazione così, tra moto d’acqua, banane boat e motoscafi che in continuazione scaricavano in spiaggia orde di turisti, venditori ambulanti di ogni cosa…

…che sfrecciano tranquilli in moto sul bagnasciuga, musica (salsa e reggaeton) sparata al massimo volume e per finire anche il pessimo cibo che ci hanno offerto, nell’escursione era infatti compreso anche un pranzo tradizionale…

…che si è rilevato essere il classico pesce fritto con patacon, solamente però cucinato da schifo, insomma in tutto il nostro girovagare mai ci eravamo trovati in un tale carnaio in una situazione in cui volevamo veramente scappare via…

…ma non potevamo perché c’era da aspettare il pullman, la penisola di Barù, con le sue relative (orribili) spiagge dista infatti circa un’ora da Cartagena ed è la classica escursione che mille agenzie vi proporranno durante il soggiorno a Cartagena, escursione che noi vi consigliamo caldamente di NON fare assolutamente!

Ecco è andata così, una giornata persa e soldi buttati al vento, ma ci è servito come esperienza e soprattutto per avere l’ulteriore conferma che muoverci come abbiamo sempre fatto noi, cioè in totale autonomia è sempre la cosa migliore, richiede un pò di sbattimento e pianificazione, ma dà sicuramente molte più soddisfazioni.

Ed infatti è quello che abbiamo fatto quando nei giorni successivi siamo andati in un posto meraviglioso il:

 

P  A  R  Q  U  E     T  A  Y  R  O  N  A

Al Parque Tayrona ci siamo tolti la voglia di fare un bel bagno in mare e che mare! Ma andiamo con ordine, come dicevamo in precedenza, dopo 4 giorni di giri per Cartagena avevamo voglia di tuffarci in mare, accantonata la brutta esperienza nella penisola di Barù, abbiamo deciso di andare verso Est, a visitare il Parco Tayrona che si è rivelato essere un luogo immensamente bello con non solo splendide spiagge circondate da palme…

…ma anche una fitta foresta pluviale che abbiamo attraversato a piedi, questo idilliaco e quasi incontaminato luogo si trova a quasi 5 ore d’auto da Cartagena, vicino al confine con il Venezuela in pratica a ridosso della Sierra Nevada di Santa Marta, la catena montuosa costiera più alta del mondo.

Ci si può arrivare in svariati modi; in pullman con le escursioni organizzate (mai più!!) oppure in autonomia con dei mini van (in pratica delle specie di piccole corriere) che partono giornalmente dal centro di Cartagena e in 4 ore arrivano fino a Santa Marta che è la città principale della regione, poi da lì un taxi in un’ora e mezzo vi scaricherà all’entrata del parco.

Oppure ci si può andare con un trasporto privato, come abbiamo fatto noi, alla fine essendo in quattro la spesa è stata leggermente superiore a quella del mini van, con la differenza che si evita completamente Santa Marta (che non merita per niente) e si arriva dritti al parco.

Logicamente vista la distanza non è un’escursione che si può fare in giornata (a dire il vero i tour organizzati lo fanno! e già questo la dice lunga) bisogna pianificare almeno due giorni e una notte e quindi trovare un driver disposto a stare fuori a dormire, noi ci siamo affidati al taxista Cesar, che avevamo conosciuto il primo giorno a Cartagena e di cui avevamo chiesto provvidenzialmente il numero di cellulare (lo facciamo sempre con chi ci troviamo bene)…

…Cesar ci ha confermato che per fare le cose fatte bene ci sarebbero voluti almeno due giorni e una notte e dopo avere trattato il prezzo si è reso disponibile, quindi alla mattina dopo colazione con questo bel taxi giallo siamo partiti.

Lungo la strada abbiamo incrociato cartelli stradali di tutti i tipi e il paesaggio man mano che si andava avanti diventava sempre più rurale con la campagna da una parte e il mare dei Caraibi dall’altra, durante il percorso…

…Cesar ci spiegava con dovizia in quale località ci trovavamo, ma anche in generale ci raccontava come si vive in Colombia, quante tasse pagava, se era contento dell’attuale governo, ci raccontava dei suoi figli e della moglie…

…di tutte le avventure che gli erano capitate facendo il taxista, insomma ci ha fornito una bello spaccato di realtà colombiana ed è anche questo uno dei motivi del perché preferiamo muoverci così, entrare in stretto contatto con la gente del posto secondo noi è il modo migliore per farsi una corretta idea del paese che si sta visitando…

…e Cesar fin da subito si è rivelato una splendida persona molto orgoglioso e fiero del proprio paese, infatti lungo la strada ha voluto a tutti costi fermarsi…

…qui dove in mezzo ad uno enorme spartitraffico c’era questa gigantesca scultura, che si chiamava “la finestra sul mondo” che sembrava fatta di grossi mattoncini lego…

…una roba che a noi non importava per nulla ma lui ha voluto fare la foto di rito a tutti costi, come tanti altri colombiani che erano lì…

…stessa cosa anche quando in prossimità di Baranquilla si voleva fermare in questa altra costruzione chiamata “el Tiburon” (sembra una pinna di squalo) noi gentilmente abbiamo declinato l’invito a fermarci per fare la foto sotto la pinna di squalo…

…ma non abbiamo assolutamente potuto evitare lo stop con relativa foto alla statua di Shakira che s’incontra appena si entra a Baranquilla suo paese natale…

…Cesar ci sarebbe rimasto troppo male, in Colombia tutti ma proprio tutti sono super orgogliosi di Shakira e non ci crederete per fare una foto scema come sta facendo la mamma di Trip Family c’era la coda!

Insomma Cesar ci teneva da matti a farci vedere queste robe kitsch e noi l’abbiamo accontentato…

…intanto il viaggio continuava e una volta passata Baranquilla, ci siamo diretti verso Santa Marta che come città non ci è sembrata un granché…

…e mano a mano che si andava avanti il paesaggio si faceva sempre più brullo, con tanti cactus ai bordi della strada e anche…

…tante situazioni di disagio e povertà, ci raccontava infatti Cesar che questa è una delle zone più povere del paese, comunque una volta arrivati a Santa Marta il più era fatto perché in mezz’ora siamo arrivati all’ingresso del parco…

…per la precisione all’ingresso che si chiama El Zaino dove abbiamo acquistato i biglietti e l’assicurazione (obbligatoria) per entrare, ma prima dovevamo scegliere se dormire all’interno del parco o se trovare alloggio negli innumerevoli hotel (ce ne sono per tutte le tasche) che si trovano a ridosso di questo Parco Nazionale…

…ci abbiamo pensato un pò ed abbiamo scelto di dormire all’interno, così da ottimizzare i tempi e partire per il trekking nella foresta di primo mattino, dove dormire lo abbiamo scelto in un baracchino che c’era pochi metri prima della cassa, in pratica una tipa ti fa scegliere da dei depliant in quale struttura vuoi dormire, sono quasi tutti dei camping in cui puoi scegliere se dormire in una tenda o in bungalow…

…noi abbiamo preso un bungalow che si trovava a pochi minuti d’auto dall’ingresso in località Castilletes (dove è evidenziato in giallo nella mappa qui sopra) molto molto spartano e molto molto caro per quello che offriva, ma però in posizione pazzesca, in riva al mare, circondato dalla foresta pluviale e con anche la piscina, praticamente ti fanno pagare la comodità di essere all’interno del parco, guardate qua:

Come abbiamo detto in precedenza il bungalow era molto spartano, l’elettricità c’era solo dopo il tramonto ed il Wi-Fi che in teoria doveva essere disponibile non funzionava, ed anche la colazione ed il ristorante del camping lasciavano un pò a desiderare, ma in fondo si trattava di fare solo una notte…

…quindi appena arrivati visto che erano le 15,00 ed eravamo a stomaco vuoto abbiamo mangiato, offrendo il pranzo anche a Cesar, a cui abbiamo dato poi appuntamento il giorno dopo alla reception del camping (lui sarebbe andato a dormire fuori dal parco) una cosa molto importante da sapere è che la rete cellulare non prende all’interno del parco (e nel camping il Wi Fi non funzionava)…

…quindi è stato fondamentale mettersi d’accordo in anticipo con il driver visto che non si poteva usare WhatsApp, rimasti soli dato che c’era bandiera rossa e non si poteva fare il bagno ci siamo fiondati in piscina e ci siamo rimasti un bel pò…

…verso l’imbrunire siamo andati passeggiare nell’enorme e selvaggia spiaggia di Castilletes in cui affacciava il camping abbiamo atteso il tramonto e quando ha fatto buio pesto ci siamo fiondati a letto…

…il giorno dopo ci aspettava una bella camminata, lo scopo di questo trekking al Parco Nazionale Naturale Tayrona  è infatti raggiungere la famosa spiaggia di Cabo San Juan…

….e la si può raggiungere solo a piedi o a cavallo (oppure in barca ma però da Santa Marta) detto così potrebbe sembrare una cosa semplice, ma una volta partiti ci siamo subito resi conto di quanta strada c’era da fare e del perché questo posto è così famoso e visitato…

…di una cosa volevamo infatti avvertirvi è un luogo molto turistico e molto visitato, l’area però è talmente vasta che una volta dentro tutta la gente si sparpaglia e lungo il sentiero, che è ben segnalato, spesso e volentieri eravamo da soli…

…noi siamo partiti a piedi alle 8 di mattina ed è stata un’esperienza quasi mistica e subito la prima cosa che c’è capitata è stata questa scimmietta che ci ha tirato un mango:

Arrampicarsi su queste gigantesche rocce, districarsi tra liane e sentieri fangosi ed improvvisati, camminando con un’afa pazzesca non è stato per niente facile…

…tutta la famiglia aveva le scarpe da ginnastica (non sono indispensabili quelle da trekking) tranne il papà che si è fatto tutto il tragitto con le infradito, non è stato proprio agevole ma è risultato essere comunque fattibile:

Si camminava sia su passerelle di legno, ma anche su sentieri in mezzo alla giungla, guadando fiumiciattoli , in mezzo ad un silenzio interrotto solamente dal canto degli uccelli tropicali e quando il sole penetrava tra le fronde degli alberi il caldo era implacabile…

…indispensabile quindi portarsi borracce con tanta acqua, lungo il percorso non abbiamo avvistato molti animali, tranne alcune lucertole coloratissime e delle scimmiette tra gli alberi…

…ma però in mezzo alla foresta ad un certo punto abbiamo incrociato questo tipo qua; un ucraino che parlava italiano e che vendeva pane!… in mezzo al nulla!…guardate ma soprattutto ascoltate:

…beh! comunque alla fine un pane lo abbiamo comprato era troppo convincente e soprattutto simpatico, questo ucraino fuori di testa però non è stato l’unico essere vivente che abbiamo incontrato…

…quando più o meno eravamo a metà strada ci siamo imbattuti negli indios Kogui, la popolazione indigena che tutt’ora vive all’interno del parco ed è stato un’incontro molto bello ed interessante…

…gli indigeni Kogui credono infatti che sia loro la responsabilità di mantenere l’equilibrio dell’universo, quando nel mondo si verificano catastrofi, essi pensano sia dovuto all’incapacità dell’uomo di conservare l’armonia (come dargli torto)…

…non a caso il significato della parola Kogui è “i guardiani dell’armonia del mondo”. Tra le tante cause di questa disarmonia, ci siamo anche noi viaggiatori, c’è il turismo di massa che tutto consuma, perciò le loro cerimonie sono offerte per restituire alla terra ciò che le è stato tolto…

…ed è per questo motivo che il parco viene chiuso al pubblico tre volte all’anno, cosi i kogui possono effettuare i riti di purificazione e dare alla Madre Natura il tempo di riprendersi (quindi informatevi sempre prima di venire, basta andare sul sito qui)…

…per noi questo incontro è stata una vera manna dal momento che c’è servito per rifocillarci e riprenderci un pò, dopo più di una ora di marcia, abbiamo infatti comprato da questi indios delle noci di cocco da cui abbiamo bevuto:

E dopo che ce le hanno aperte anche mangiato:

Quindi ben rifocillati ci siamo rimessi in marcia lungo questi sentieri che una volta erano percorsi solo dagli indigeni, che ne conoscono tutti i segreti…

…alcuni di loro hanno abbandonato totalmente le loro tradizioni, altri invece cercano di mantenerle a tutti i costi, e con fatica…

…ogni tanto la giungla si apriva e ci ritrovava a camminare sotto un sole cocente circondati da palme e vegetazione tropicale in uno scenario oggettivamente molto bello, peccato che però non si avvistassero molti animali…

…tranne queste lucertole colorate, gli altri animali erano nascosti o più all’interno, probabilmente dovuto al fatto del troppo afflusso di visitatori, tra le persone a piedi e quelle a cavallo in certi momenti c’era abbastanza traffico, come abbiamo detto in precedenza tutto il percorso lo si può affrontare anche a cavallo:

Cosa che questa volta non abbiamo fatto perché Anita non è rimasta per niente soddisfatta del trattamento che ha visto riservare a questi poveri cavallini costretti a fare avanti e indietro nella giungla per tutto il giorno…

…la lunghezza del percorso si aggira più o meno sui 15 km (andata e ritorno) e mentre camminavamo accaldati lungo il sentiero si aprivano scorci sul mar dei Caraibi, su fantastiche spiagge dove però non si poteva fare il bagno:

…erano tutte con bandiera rossa ed era assolutamente vietato bagnarsi, sono veramente pericolose ed ogni anno qualche sprovveduto ci lascia la pelle, seguendo il sentiero la prima che si incontra è Castilletes (da dove siamo partiti e dove c’era il camping)…

…per poi sbucare dopo una mezz’ora a quella di Cañaveral poi di Arrecifes e per finire ad Arenillatutte queste quattro purtroppo non sono balneabili, pur essendo veramente belle e quando ci si arriva dalla giungla tutti sudati diventa molto dura resistere alla voglia di far un tuffo…

…ma sono estremamente pericolose per via del mare mosso e delle correnti che portano al largo, per meritarci un bel bagno siamo dovuti arrivare alla spiaggia de Las Piscinas lì si che ci siamo fiondati in acqua guardate qua che meraviglia:

Ma non solo il bagno si può anche mangiare un ceviche o un arepa in uno dei tanti chioschetti che sorgono sulla spiaggia e dopo esserci rinfrescati dentro un mare stupendo ci siamo resi conto di quanto sia valsa la pena camminare fino a qua, ci siamo quindi fermati una mezzora per poi riprendere il cammino:

Ed arrivare dopo neanche 30 minuti nella famosa e tanto agognata spiaggia di Cabo San Juan, che come si vede in questo video è formata da due insenature:

Indubbiamente il posto era molto bello ma noi abbiamo sicuramente preferito la spiaggia precedente Las Piscinas era molto meno affollata e più genuina…

…qui invece era pieno di gente, sia in acqua che in spiaggia e sinceramente dopo tutta la fatica che avevamo fatto siamo rimasti abbastanza delusi…

…comunque ci siamo riposati, abbiamo fatto il bagno ed abbiamo anche mangiato qualcosa…

…ora ci aspettava il ritorno e ad essere sinceri eravamo così stanchi che abbiamo anche valutato altre opzioni, tipo la barca o i cavalli…

…ma alla fine ci siamo fatti forza e abbiamo intrapreso il sentiero a ritroso, in totale tra andata e ritorno abbiamo percorso 18 km, siamo entrati alle 8 di mattina e ne siamo usciti all 4 di pomeriggio con le gambe a pezzi, stanchi e provati ma incredibilmente soddisfatti di questa fantastica esperienza…

…un’esperienza che vi consigliamo di fare solo se siete amanti delle camminate in mezzo alla natura (che qui è veramente bella), perché per quanto riguarda l’avvistamento di animali selvatici liberi nel loro habitat l’esperienza è stata abbastanza deludente.

Comunque arrivati al camping c’era Cesar ad aspettarci, siamo saliti in macchina e siamo filati dritto verso Cartagena ed intorno alle 10 di sera eravamo a destinazione.

Dopo quest’assaggio di Caraibi la nostra voglia di mare era diventata irrefrenabile quindi dopo un paio di giorni abbiamo fatto i bagagli per lasciare la hermosa Cartagena, qui di seguito un piccolo riassunto in video delle giornate passate in questa bella città:

Abbiamo fatto i bagagli e ci siamo fatti venire a prendere da Cesar che ci ha portato in aeroporto per dirigerci verso l’ultima tappa del nostro giro in Colombia:

SAN  ANDRES

 

 

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