
La lacrima del’India. Nell’estate del 2025 la voglia di oriente si è fatta incontenibile, complice quindi un’ottima tariffa con Turkish Airlines, appena sono finite le scuole, siamo partiti per lo Sri Lanka, la lacrima dell’India. Ci siamo stati quasi un mese girandolo in lungo e in largo senza pianificare nulla in anticipo, seguendo l’istinto e il meteo…
…abbiamo fatto più di 2500 km con un driver eccezionale, Anton Costa, che avevamo contattato anticipatamente dall’Italia e mai scelta fu più più azzeccata, si è rilevato essere un ragazzo che, oltre ad avere un ottima ed accorta guida (cosa molto importante da queste parti visto che per strada c’è di tutto e si guida a sinistra), si è fatto letteralmente in quattro per soddisfare ogni nostra esigenza, tra l’altro avendo vissuto 14 anni in Italia parla e capisce benissimo l’italiano e oltre a portarci in giro per oltre 2500 km ci ha dato un mucchio di dritte facendoci conoscere molti aspetti e realtà del paese che non avevamo per nulla pianificato.
In pratica dopo quasi un mese sempre in giro con noi è diventato a tutti gli effetti il quinto membro di Trip Family.

Eccolo qui questo ragazzo, con il van che abbiamo usato per tutto il percorso, nel caso vogliate fare un viaggio come il nostro ve lo consigliamo caldamente, vi lasciamo i link per mettersi in conttato:
AntonCosta di @maviaggi_srilanka e questo è il numero di telefono:
+39 320 173 3374 lo potete tranquillamente contattare via WhatsApp per farvi fare dei preventivi vi risponderà in perfetto italiano.
Con lui abbiamo girato da Nord a Sud per un totale di 2550 km, tra spiagge orlate di palme, monasteri tibetani, templi indiani, cascate, foreste e rocce da scalare. Incontrando una natura incredibile ma soprattutto un popolo tra i più gentili, disponibili e accoglienti che abbiamo mai frequentato, in definitiva forse uno dei viaggi più belli fatti finora.
Di seguito tutto l’itinerario:

ITINERARIO: Bologna – Negombo – Kalpitiya – Wilpattu National Park – Anuradhapura – Jaffna – Delft – Trincomalee – Polonnaruwa – Ritigala – Sigiriya – Dambulla – Kandy – Nuwara Eliya – Ella – Arugam Bay – Hiriketiya – Mirissa – Galle – Colombo – Bologna.
DURATA DEL VIAGGIO: 28 giorni
COMPONENTI: 2 adulti e 2 ragazzi (11 e 18 anni)
PERIODO: da metà giugno a metà luglio 2025
CLIMA: lo Sri Lanka presenta un clima tropicale, caldo ed umido tutto l’anno. Con due stagioni distinte: quella secca e quella delle piogge, le quali colpiscono il paese in periodi differenti dell’anno in base alla specifica zona, per questo motivo si può visitare praticamente in ogni periodo dell’anno, noi per esempio abbiamo scelto di partire durante la nostra estate, quindi privilegiando la parte Nord/Est del paese dove infatti abbiamo trovato sempre sole, caldo e soprattutto un fantastico mare calmo e trasparente (Trincomalee) chi volesse partire invece durante il nostro inverno è bene che si rechi invece nella parte Sud/Ovest del paese per avere garantito bel tempo e soprattutto mare calmo, perché da quello che abbiamo capito quando arriva il monsone non solo piove spesso, ma diventa impraticabile usufruire della spiaggia per via del mare molto mosso che si mangia interi km di litorale con onde pazzesche che rendono impossibile entrare in acqua e sinceramente secondo noi venire fino in Sri Lanka e non godersi le sue lunghe spiagge orlate di palme non ha molto senso. Per riassumere un piccolo schema per farvi capire meglio:
costa sud-ovest (da Negombo allo Yala National Park): stagione migliore da novembre a marzo, da evitare da aprile a settembre;
centro (piantagioni di tè): aspettati buone probabilità di trovare nebbia, basse temperature (18 – 20 gradi) in generale maltempo e pioggerella un pò tutto l’anno in particolare ad Ella e Nuwara Eliya, d’altra parte se non fosse così non crescerebbe il tè più buon del mondo!
costa est (da Arugam Bay a Trincomalee fino a Jaffna): stagione migliore da marzo a settembre, da evitare da ottobre a febbraio.
Tutto questo in maniera molto indicativa visto che ormai i cambiamenti climatici stanno stravolgendo le previsioni meteo un pò in tutto il mondo.
Per questo motivo noi siamo partiti completamente alla ventura senza prenotare nessun albergo, ci siamo messi d’accordo con Anton che ci saremmo spostati in base all’istinto ed al meteo e così abbiamo fatto e così consigliamo di fare a tutti, non c’è bisogno di prenotare gli alberghi mesi prima, noi li abbiamo trovati volta per volta senza alcun problema, spendendo spesso molto meno della quotazione che dava Booking.
SICUREZZA: ci sentiamo assolutamente in grado di dire che lo Sri Lanka è un paese estremamente sicuro, mai ci siamo sentiti in pericolo, il popolo singalese in generale si è rivelato uno dei più accoglienti e gentili, sempre pronto ad aiutarti senza voler nulla in cambio, anche con piccoli gesti, lo dimostra anche il fatto che, soprattutto al Sud abbiamo incontrato molte viaggiatrici da sole o in coppia. Noi per esempio abbiamo lasciato tante volte, su indicazioni del driver Anton, il van parcheggiato con tutti i bagagli dentro, durante varie escursioni, cosa che non avremmo mai fatto in nessun altro paese!
CAMBIO: la moneta ufficiale dello Sri Lanka è la rupia (LKR). Gli ATM sono presenti un pò ovunque e di solito viene applicata una commissione sul prelievo, la carta di credito invece non è sempre accettata, molte strutture di livello medio/basso, sia ristoranti che hotel, non la contemplano proprio e tra l’altro dove viene accettata ci sono anche lì delle commissionai da pagare. Noi come sempre preferiamo usare i contanti (tenendo la carta di credito solo per le emergenze) e quindi siamo arrivati sul posto con un bel malloppo di euro che cambiavamo di volta in volta, nei change office o su consiglio di Anton in alcune gioiellerie che abbiamo incontrato lungo il percorso.
WI-FI: il Wi Fi praticamente lo troverete dappertutto, negli hotel, nei locali e nei ristoranti, ma però noi abbiamo sempre trovato connessioni non molto efficienti e veloci e visto che essere connessi è fondamentale per spostarsi, comunicare via Whats App con il driver, trovare alberghi ed usare Google Maps consigliamo assolutamente di acquistare una sim locale. All’inizio può sembrare una cosa complessa ma in realtà è la scelta più semplice, efficace ed economica che si possa fare.
In pratica sul vostro telefono abituale (quindi quello con tutti i dati e app) dovrete inserire una sim del posto, noi abbiamo usato DIALOG, acquistata appena siamo atterrati in aeroporto nell’omonimo stand che c’è prima di uscire. Non c’è neanche bisogno di presentare il passaporto basta dargli il telefono ed al costo di all’incirca 9 euro ci hanno installato una sim locale da 100 giga della durata di 30 giorni, hanno pensato loro ad impostare tutto sul cellulare, in 5 minuti abbiamo fatto e siamo rimasti connessi per un mese intero, senza neanche più dover ricaricare (per solo 9 euro!!) abbiamo potuto connetterci ovunque in tutto il paese. Oltre a telefonare e navigare la scheda è inoltre utilizzabile come hotspot personale (vedi modem) per il vostro computer o iPad, noi l’abbiamo fatto e funzionava benissimo. Volendo per i telefoni che la supportano si può fare la stessa cosa con una E-SIM.
PRESE ELETTRICHE: sono di quelle con 2 lamelle e perno centrale che a volte è rotondo ed altre volte rettangolare, quindi indispensabile l’adattatore, che il driver Anton ci ha fatto trovare già subito al nostro arrivo, 4 adattatori uno a testa, ma non solo, in attesa che cambiassimo gli euro (il cambio in aeroporto non è per niente favorevole) ci ha prestato delle rupie per comprare le sim telefoniche, questo per dire la grande efficenza e disponibilità di questo ragazzo.
VISTO: il visto turistico per lo Sri Lanka ha una durata di 3o giorni e comporta un costo che si aggira sui 50 euro. Si può fare direttamente all’arrivo pagando con carta di credito, oppure online nel sito apposito del governo che è questo qui: VISTO a farlo online si risparmia qualcosina e si può pagare con carta di credito, occhio che esistono un mucchio di siti farlocchi che fanno pagare molto di più, accertatavi sempre che sia il sito del governo, inoltre come sempre è richiesto un passaporto con validità di almeno 6 mesi. Oppure se volete andare sul sicuro vi potete affidare a iVISA sono super professionali ed è veramente comodo, si può fare tutto online ed oltre al visto potrete ottenere anche moduli di dichiarazione sanitaria, documenti dell’ambasciata, foto del passaporto, rinnovi del passaporto, carte turistiche e altri documenti di viaggio, noi lo usiamo spesso e sono veramente affidabili.
FUSO ORARIO: lo Sri Lanka è 3 ore e 30 minuti avanti rispetto a Italia
VACCINI/SALUTE: non sono previste vaccinazioni obbligatorie. La situazione ospedaliera è decente per quanto riguarda le cliniche private un pò meno quando si va sul publico (cosi ci spiegava Anton) quindi indispensabile una bella assicurazione che copra tutti gli eventuali costi. Come in tutti i viaggi (soprattutto quando si è con dei bimbi) consigliamo una bella scorta di farmaci sempre a portata di mano (antibiotici, antinfiammatori, creme per punture di meduse e insetti, farmaci per fermare la diarrea ecc…)

RELIGIONE: la religione principale è il Buddhismo Theravada seguito dall’induismo (soprattutto al nord), dal cristianesimo e dall’islam. La cultura di questa terra è pervasa da un intenso misticismo di cui sono splendida testimonianza le tante sculture buddiste ed anche induiste che s’incontrano attraversando il paese. Le gigantesche immagini del Buddha, come testimoniano le statue di Polonnaruwa, Dambulla e di tanti altri siti e templi, grandi e maestose colpiscono sicuramente la fantasia popolare e comunicano appartenenza e solidarietà. Tante sono le cerimonie sia buddiste che induiste che abbiamo incrociato lungo il nostro viaggio e dobbiamo proprio ammetter che sono state proprio questo esperienze a dare un tocco in più a questa avventura, sono questi intensi ricordi che ancora adesso riaffiorano nella nostra mente insieme al profumo d’incenso, ai canti e i suoni dei riti a cui abbiamo assistito che ci hanno fatto innamorare di questo paese.
TRASPORTI: come in molte ex colonie inglesi sia la rete stradale che quella ferroviaria attraversano capillariamente tutto il paese da Nord a Sud, tanto e vero che si potrebbe girare comodamente tutta l’isola muovendosi in autobus e treno (che tra l’altro hanno prezzi irrisori) un’opzione che scelgono in molti e che anche noi abbiamo valutato e poi scartato per il semplice fatto che standoci un mese con l’intenzione di girare il più possibile e con il meteo ballerino non avevamo voglia di molti sbattimenti e di faticare troppo e mai decisione fu più felice perché il driver Anton, come detto in precedenza, si è rivelato essere una persona eccezionale che non solo ha guidato benissimo per strade in cui transita di tutto…

…ma parlando l’italiano ci ha spiegato tanti usi e costumi del paese per esempio sul cibo, sull’importante ruolo che ha la famiglia nella società cingalese, abbiamo parlato di politica, di religione, di tutto, abbiamo avuto un vero spaccato di vita cingalese che ci è servito moltissimo per addentrarci per bene nello spirito del posto, che è poi quello che cerchiamo quando viaggiamo. Si è vero avere un driver è costato una bella fetta del nostro budget, ma proprio per i motivi che abbiamo elencato, n’è valsa la pena e se tornassimo indietro faremmo la stessa scelta. Naturalmente per muoversi per brevi distanze ci sono anche i Tuk Tuk, hanno sempre il loro fascino ed anche noi ne abbiamo usufruito un paio di volte.
VOLI: di solito i migliori prezzi per i voli su Colombo li applicano le compagnie aeree arabe come; Emirates, Qatar Airways, Etihad oppure a volte anche Turkish Airlines. Noi muovendoci abbastanza presto, in febbraio, siamo riusciti a compare 3 biglietti adulti e 1 child al prezzo di 2.250 euro per tutti e quattro con Turkish Airlines, che non è poco, ma d’altra parte dopo il covid i voli intercontinentali sono saliti parecchio e non accennano a scendere.
CIBO: quando si parla di cucina a noi viene subito in mente innanzitutto il Rice & Curry che è il piatto tradizionale che consiste in un sontuoso banchetto in miniatura, con un piatto di riso accompagnato da almeno 5 – 6 – 7 contorni, ed infatti non sempre è disponibile, tanta volte abbiamo dovuto prenotarlo al mattino per averlo a pranzo, come quella volta in spiaggia a Nilaveli (Trincomalee) dove è venuta a farcelo la mamma del proprietario del hotel ed abbiamo gustato una cosa spaziale come questa qua in foto…

Questi piatti sono caratterizzati da un compendio culinario di trame e sapori contrastanti, che vanno dalla carne, al pesce, al curry speziato, fino a piatti delicatamente aromatizzati di ananas, patate dolci o melanzane, oltre a porzioni di verdure locali insolite.
Molti Cingalesi sono vegetariani, quindi mangiare senza carne è normale e le verdure sono abbondanti.

La gente del posto, utilizzando le mani, prende piccole quantità di riso cotto e le strofina con gli accompagnamenti speziati, massaggiando delicatamente il composto tra le dita per fondere i sapori.
Questa qua sotto è invece la colazione che ci portavano sempre nello stesso hotel in spiaggia, con il condimento che ci arrivava sempre anche a pranzo; il Pol Sambol, si tratta di un condimento di colore rossiccio (quello a sinistra in basso nella foto) a base di cocco, lime, cipolle rosse, peperoncino e spezie, piccante quel tanto che basta e ottimo da mangiare con i roti (che sono quelle piccole piadine a fianco)…

Ma il re delle colazioni è senza ombra di dubbio l’Egg Hopper, croccante ai bordi, soffice al centro e con l’uovo dentro!…

Gli hopper (appam) sono crepes di riso fermentato cotte in una padella concava in modo da ricavare un cestino commestibile, praticamente in qualsiasi hotel quando a colazione propongono uova te le presentano così, quindi se le preferite scrambled o in qualsiasi altro modo è meglio dirlo prima.
E sempre a proposito della colazione un’altra cosa carina e molto caratteristica era il Bakery Tuk Tuk che noi chiamavamo l’omino del pane, in pratica ogni mattina in tutto lo Sri Lanka ti svegli con un suono fastidioso, una musichetta elettronica sempre uguale, sempre quella, che fa ululare i cani e saltare giù dal letto tutto il vicinato… alle 6:30 spaccate, è il primo giro del tuk tuk delle pagnotte dolci e salate.
E quando abbiamo scoperto che è lo stesso in tutto il paese, ci è sembrata un’idea geniale: ovunque tu sia, appena lo senti, sai che sta arrivando la colazione su tre ruote! Attenzione però, la pagnotta con curry alle verdure è piccantissima! Guardate qua:
lo abbiamo incontrato ovunque in giro per il paese e spesso ne abbiamo usufruito anche noi quando al mare eravamo in appartamento e non in hotel, tra l’altro come vedete anche nel video successivo si poteva anche incontrare durante la mattinata in giro per strada, mai però al pomeriggio:
Un’altra cosa che abbiamo mangiato spesso è stato il Kottu Roti, di solito si trova nelle bancarelle di strada, ma anche in molti ristoranti, viene preparato in modo molto semplice, in pratica pezzi di roti (che sono come delle piccole piadine) vengono tagliati e spezzettati e poi uniti a verdure tritate, a pezzi di carne o di pesce poi spezie, salsa di soia, zenzero e aglio e si presenta così…

Un’altro piatto che abbiamo mangiato tante volte sono stati anche i Noodles che si possono trovare sia vegetariani oppure con pesce o carne, non sono un piatto cingalese ma erano veramente buoni e costavano pochissimo…

Il curry è onnipresente in Sri Lanka ed è consumato con tutte le forme di riso e pane e può essere più o meno piccante, in generale abbiamo trovato tutta la cucina cingalese molto buona ed abbastanza varia, in pratica non si discosta molto dalla cucina indiana (che a noi piace moltissimo) forse è un pò meno piccante.
Non ci siamo comunque fatti mancare anche la vera cucina indiana, soprattutto al Nord e al centro dove si coltiva il tè, cioè i posti dove c’è la più alta concentrazione di popolazione di etnia Tamil, quindi vai di Naan, butter chicken, vegetables biryani, chiken curry ecc…come si vede qua…

…e non sono mancanti naturalmente anche dei fantastici Chai Tè…

Un’altra parte del leone l’ha fatta sicuramente la frutta, tanta frutta fresca , mango, papaya, avocado, vari tipi di banane, cocomero e tanti altri frutti strani che ci consigliava e ci faceva assaggiare il fido Anton, altro motivo del perché è bello avere di fianco lungo in viaggio una persona del posto…

LINGUA: la lingua principale è il singalese, troverete chi parla inglese nei grandi alberghi, in alcuni ristoranti o nei posti con molta affluenza turistica, l’altra lingua più parlata è il tamil e non è detto che un cingalese sappia parlare tutte due o che conosca l’inglese, quindi l’avere trovato un driver che parla italiano è stato sicuramente un plus che ha condizionato positivamente tutto il viaggio.
COSTI: in definitiva un viaggio in Sri Lanka per una famiglia di 4 persone può avere un costo abbastanza accessibile, come abbiamo detto mangiare comporta una spesa che sia aggira a pasto sui 20 – 30 euro per tutti e quattro, muoversi con i mezzi pubblici (autobus e treni) ha veramente dei costi irrisori e la rete stradale e ferroviaria è veramente ottima (la qualità del manto stradale per esempio è mille volte meglio di molti posti in Italia!) quello che viene ad incidere di più è il volo intercontinentale che purtroppo da dopo il covid non accennano a scendere, ma muovendosi un pò per tempo qualcosina si riesce sempre a trovare. Nel nostro caso la spesa maggiore è stata anche quella del driver, ma come abbiamo detto in precedenza se tornassimo indietro faremmo sicuramente la stessa scelta.
HOTEL: per quanto riguarda gli alloggi, ce ne sono di tutti i tipi e prezzi, noi visto il periodo di bassa stagione abbiamo deciso di non prenotare nulla dall’Italia, decidendo di volta in volta dove andare a dormire, sfruttando Booking solo per trovare l’hotel per poi andarci direttamente chiedere il prezzo e non solo abbiamo sempre trovato disponibilità, ma il prezzo che ci hanno proposto spesso e volentieri è risultato essere molto meno della quotazione di Booking a volta anche la metà, ci siamo resi conto che Booking è abbastanza una fregatura (salvo che non si viaggi in altissima stagione tipo agosto o dicembre) la maggior parte dei gestori son ben lieti di alloggiarvi senza pagare nessuna commissione (come i vecchi tempi quando non c’era internet). Noi ci eravamo dati un budget giornaliero per dormire che si aggirava sui 60-80 euro a notte per una family room e non l’abbiamo quasi mai superato, comunque nello specifico vi illustreremo in quali hotel siamo andati man mano che andiamo avanti con il racconto del viaggio.
Comunque, tenete sempre a mente che una vacanza di quasi un mese per una famiglia di 4 persone in questo bello, colorato ed accogliente paese (tolto il volo internazionale) viene a costare sicuramente molto meno di 15 giorni in Liguria e secondo noi ne vale assolutamente la pena, per quanto ci riguarda ci siamo totalmente innamorati di queste spiagge, di queste persone sempre sorridenti, per non parlare poi del mare limpido e circondato da una natura selvaggia e se fosse per noi rifaremmo tutto il viaggio anche domani.
Andiamo quindi a cominciare il racconto di questa nuova avventura. Dopo aver fatto i bagagli, siamo partiti come sempre con solo bagaglio a mano, 2 zaini e 2 trolley, ormai siamo grandi esperti e riusciamo a fare stare tutto in 4 colli da 7 – 10 kg l’uno, per noi è troppo comodo viaggiare così, a maggior ragione in questo viaggio, dove avremmo fatto un mucchio di spostamenti.

Siamo partiti con Turkish Airlines da Bologna e per noi che abitiamo a Reggio Emilia è una grande comodità, dopo 3-4 ore di volo abbiamo fatto scalo a Istanbul, nel nuovo mega aeroporto ancora un’attesa di un paio d’ore e ci siamo imbarcati per Colombo , altre 9 ore scarse di volo ed eravamo a destinazione.
Siamo atterrati alle 5 di mattina e dopo il controllo passaporti ad attenderci all’aeroporto c’era Anton, la prima cosa che abbiamo fatto è stata procurarci le SIM telefoniche, abbiamo scelto DIALOG che per l’equivalente di 9 euro ci ha dato 100 giga da usare per un mese, ci ha anticipato le rupie Anton, in attesa di trovare un miglior cambio, perché in aeroporto non è affatto conveniente.
N E G O M B O

Negombo, che come si percepisce dalla foto risulta essere in una zona cattolica del paese, di per sé non ha molto da offrire, ma visto che è molto più vicina di Colombo all’aeroporto viene spesso usata come base di partenza da molti viaggiatori ed infatti è stato così anche per noi.
E dato che siano atterrati alle 5 mattina e noi non eravamo molto stanchi, Anton ci ha proposto di andare visitare il mercato del pesce…

…dove in mezzo ad un’odore abbastanza sgradevole abbiamo assistito all’asta delle vendite di tonno…

…in mezzo ad una miriadi di cingalesi sia compratori che venditori, circondati da pesci di ogni tipo…

…e da simpatici pescatori che fin da subito ci hanno fatto capire l’animo gentile e disponibile della gente del posto…

…e già che c’eravamo abbiamo anche visitato il mercato del pesce secco…

…comunque dopo un paio d’ore a girovagare tra pesci morti, pescatori e puzza, la stanchezza ha cominciato a farsi sentire e ci siamo quindi fatti portare in hotel e la scelta è caduta sullo Ziegler Cottage poco distante dal mercato del pesce, un’hotel senza tante pretese, dove in pratica eravamo gli unici ospiti, scelto soprattutto perché c’era la piscina e dove ci siamo restati tutto il giorno a riposare, mangiare e riprenderci dal volo intercontinentale, di seguito un riassunto in video del primo giorno:
La mattina successiva, belli riposati, dopo avere fatto colazione, c’era già nella hall dell’hotel Anton che ci aspettava, pronti per partire, il vero e proprio viaggio cominciava ora, direzione:
K A L P I T I J A
Si va verso Nord e lungo la strada ci fermiamo a visitare il primo tempo indiano il Murugan Temple Madampe…

…un caratteristico tempio che purtroppo era chiuso e non abbiamo potuto vedere all’interno, ci abbiamo solamente girato intorno ammirando tutte le raffigurazioni e statue colorate delle divinità indiane ed un enorme statua di Murugan molto simile a quella che si trova alle Batu Caves in Malesia.
Abbiamo scelto di andare verso Nord, per la precisone sulla costa Nord – Ovest nella speranza di cominciare il viaggio facendo un pò di bagni in mare, ma non è andata così, infatti quando siamo a arrivati a Kalpitija, un villaggio sul mare dall’atmosfera assolutamente pacifica e rilassata, circondato da una meravigliosa natura selvaggia ci siamo resi conto che il mare era veramente molto mosso, nonostante fosse una bellissima e calda giornata di sole, il periodo migliore infatti per venire qui va da ottobre a maggio.
Kalpitija è nota per essere una delle migliori destinazioni al mondo per praticare kitesurf ed infatti gli unici occidentali che abbiamo incontrato e che osavano affrontare questo mare erano i praticanti di questo sport di cui la località è piena anche nei momenti fuori stagione.
Ma comunque nessun problema, lo avevamo messo in conto che nella parte ovest c’era questo rischio, quindi ci siamo messi alla ricerca di un hotel e la scelta è caduta sul Blue Waves, un bellissimo posto, tra i più belli e cari in cui siamo stati, ma faceva un caldo boia e c’era una bellissima piscina e non abbiamo resistito, abbiamo preso due double room che ora vi facciamo vedere:
La giornata è passata veloce a mollo in piscina, pranzando anche all’interno della struttura e cominciando ad assaporare la cucina locale…

…fino a quando verso sera siamo andati in spiaggia, che distava pochi minuti a piedi, per assistere al primo tramonto cingalese…

…fermandoci a prendere dei succhi di frutta in un baretto sulla spiaggia…

E dobbiamo proprio ammettere che Kalpitija è un gran bel posto, turistico quel tanto che basta, con una bella laguna ed anche una lunga spiaggia orlata di palme ed in generale una piacevolissima atmosfera, un luogo che consigliamo veramente di visitare venendoci nella stagione giusta, di seguito un piccolo video del primo giorno verso Nord:
La mattina successiva, belli riposati, eravamo pronti per una nuova esperienza, ci siamo quindi diretti verso il:
W I L P A T T U N A T I O N A L P A R K

Siamo stati indecisi fino in ultimo se andare a visitare un parco nazionale. In Sri Lanka c’è ne sono parecchi ed avevamo letto e sentito che spesso e volentieri non meritano, nel senso che può capitare di trovare animali stressati, un mucchio di jeep zeppe di turisti, insomma situazioni poco piacevoli, ma poi su consiglio di Anton che conosceva una brava guida e visto che eravamo in bassa stagione, abbiamo deciso di andare al Wilpattu National Park che tra l’altro si trovava lungo la strada.

Il Wilpattu National Park assieme allo Yala, è il primo parco nazionale creato nel Paese. Ma, al contrario di quest’ultimo risulta essere relativamente sconosciuto. Quindi molto più tranquillo e con meno probabilità di incontrare code di jeep che osservano e fotografano un povero animale.

Il Parco è noto per i suoi laghi naturali, o “villus”, che forniscono un habitat a vari uccelli acquatici, rettili e mammiferi, ospita anche diversi grandi mammiferi, tra cui il leopardo, l’orso bradipo, il bufalo d’acqua, il cervo sambar, il cervo maculato, il cinghiale e naturalmente gli elefanti, tutti animali che siamo riusciti a vedere tranne il leopardo.

Dopo avere comprato i biglietti abbiamo fatto tutto il safari con la guida che conosceva Anton, che si chiamava Vikram ed era questo soggetto qui…

…con questa jeep…
E dopo neanche 20 minuti di tragitto lungo la strada abbiamo fatto l’incontro che è valso tutto il safari, lungo il sentiero bello tranquillo che passeggiava abbiamo incrociato un orso labiato (sloth bear) detto anche orso bradipo, un’incontro per niente scontato dal momento che è considerato tra gli animali più difficili da avvistare, Anton per esempio ci diceva che non l’aveva mai visto nonostante fosse venuto qui svariate volte…
Ma non solo, ci siamo anche imbattuti in elefanti, bufali…



…svariati rapaci ed uccelli acquatici…

…il parco si percorre s’un argilloso sentiero coperto da fronde di vegetazione…

…che in certi momenti si aprono su bucolici scenari…

…e per nostra fortuna durante tutto il tragitto abbiamo incrociato solamente un altro paio di jeep…

…insomma eravamo partiti molto diffidenti, ma alla fine l’esperienza è stata più che positiva, di seguito un piccolo riassunto in video:
Il tutto è durato un 4-5 ore, una volta finito il safari era il primo pomeriggio, invece di andare a mangiare abbiamo deciso di sgranocchiare qualcosa in macchina e siamo quindi subito ripartiti per una nuova destinazione:
A N U R A D H A P U R A

Siamo arrivati ad Anuradhapura che era sera inoltrata e ci siamo subito recati all’hotel che avevamo trovato su Booking, senza prenotarlo però, come detto in precedenza, per tutto il viaggio abbiamo alloggiato in sistemazioni trovate con Booking (ed alcune erano talmente imboscate che senza questo sito non le avremmo mai trovate) senza però prenotarle, ci recavamo sul posto e dopo aver visto la camera, se ci piaceva, ci fermavamo e se erano più notti trattavamo anche il prezzo…

…e quasi sempre abbiamo trovato delle quotazioni molto più basse di quelle proposte da Booking a volte anche la metà, come in questo caso dove abbiamo alloggiato in un bellissimo posto l’ Hotel Heladiv, sceglievamo sempre hotel con piscina (tranne quando siamo stati al mare) perché era troppo gustoso farsi un tuffo dopo una giornata di escursioni sotto il sole cocente, ricordatevi sempre che la temperatura si aggirava sui 30 gradi e quasi mai abbiamo trovato pioggia, comunque la camera era una family room ed era cosi, ora ve la facciamo vedere:
Veramente un gran bel posto dove, dopo aver fatto un bel tuffo in piscina, abbiamo anche cenato mangiando molto bene per poi andare subito a letto, il giorno dopo ci aspettava una intensa giornata.
Questo è tutto il percorso affrontato finora…

Anuradhapura, è una delle antiche capitali dello Sri Lanka e ci sono un mucchio di cose da vedere, ospita meravigliose rovine, la città antica, consacrata al buddismo, è circondata da monasteri per un’area di oltre 40 kmq…

…per questo motivo questa volta su consiglio del direttore dell’hotel per avere una visione più chiara e non perderci niente abbiamo scelto di visitarla con una guida, il professor Raja, questo soggetto che vedete qua sotto nella foto…

…un ex militare che con piglio militaresco ci ha accompagnato per mezza giornata spiegandoci in un inglese accademico ogni dettaglio dei templi che abbiamo visitato, partendo per prima cosa da come si saluta, guardate qua:
Un personaggio davvero singolare che però c’è stato veramente d’aiuto, sapeva tutto e ci spiegava nei minimi particolari ogni luogo in cui ci recavamo, il nostro tour è iniziato con la visita allo Sri Maha Bodhi, un antico albero di fico sacro, che secondo la tradizione, è cresciuto da una talea dell’albero sotto cui Buddha raggiunse l’illuminazione, ora vista l’età l’albero viene sorretto da questi supporti in ferro…

…ci trovavamo in un un luogo di profonda spiritualità, dove i fedeli si raccolgono per offrire fiori e preghiere e visto che era domenica di fedeli ce n’erano parecchi…

Vogliamo inoltre ricordare che per accedere ai templi sia buddisti che induisti, per una questione di rispetto, bisogna essere un minimo vestiti…

…quindi se si hanno le spalle scoperte bisogna coprirle e stessa cosa se si è in pantaloncini corti bisogna coprirsi le gambe, noi ottenevamo tutto ciò con dei parei che avevamo sempre a dietro.

In un’ambiente veramente mistico e colmo di pace abbiamo anche noi offerto dei fiori, davanti a un tavolo colmo di offerte e circondati da altri fedeli, abbiamo ricevuto una benedizione da questo monaco che recitava questi mantra:
Un momento intenso e carico di significato, che soprattutto ai ragazzi è rimasto molto impresso, donare fiori è fondamentale nella religione buddista ed infatti all’entrata di ogni tempio ci sono baracchini che li vendono, di seguito Raja ci spiega l’importanza dei fiori in questo contesto:
Dopo ci siamo spostati verso il Ruwanweli Maha Seya, il Grande Stupa Bianco…

…questo imponente stupa bianco è tra i più importanti dello Sri Lanka e un vero capolavoro dell’architettura buddista, la sua maestosità è mozzafiato…

…e visto che era domenica c’era tantissima gente in visita, anche se Raja ci diceva che qua c’è sempre molta gente dal momento che è un luogo molto importante per i buddisti…

…la pace e l’armonia che si percepiva, nonostante il grande afflusso di fedeli era però fortemente tangibile, abbiamo quindi fatto i classici 3 giri in senso orario intorno allo stupa mischiandoci ai fedeli di tutte le età e ceti sociali, facciamo presente che abbiamo effettuato tutto ciò sotto il sole cocente di mezzogiorno…

…finita questa visita, sempre con Raja ci siamo diretti all’auto, come detto in precedenza l’aerea dove si trovano tutti questi templi è all’incirca di 40 km, quindi indispensabile avere un mezzo, volendo si poteva usare anche il tuk tuk, ma noi avevamo l’auto quindi ci siamo diretti verso il Dagoba di Jetavana che è lo Stupa più grande che si trova qui…

…Raja ci spiegava che è considerato la struttura più grande realizzata sulla terra costruita interamente di mattoni (e’ infatti formata da novanta milioni di mattoni), originariamente era alta 200 metri, oggigiorno invece ne misura “solo” 70, dimensioni comunque veramente imponenti, il video forse rende meglio l’idea:
Alla su base c’erano dei piccoli santuari collocati ai quattro punti cardinali che contenevano al loro interno statue del Buddha o sue reliquie…

…anche qui, complice il forte odore degli incensi che bruciavano in continuazione, si percepiva forte la sacralità del luogo.
Ripresa l’auto Raja ci ha accompagnato all’ultima tappa del suo personale tour, ossia Kuttam Pokuna “i bagni gemelli…

…si tratta di due vasche (una più grande dell’altra a dire la verità) dove tramite degli ingegnosi sistemi di fori e collegamenti l’acqua sporca defluiva mentre l’acqua pulita passava tramite varie vasche più piccole di pietra che fungevano da collegamento…
…vennero costruiti per permettere ai monaci di provvedere alla loro toeletta quotidiana.
Con questa visita ci siamo congedati da Raja che più o meno erano le 4 di pomeriggio, ma la giornata non era finita, abbiamo preso l’auto e sempre su consiglio di Anton ci siamo diretti verso Mihinthale un altro complesso di templi a soli 15 km da Anuradhapura…

Si trovava in cima ad una collina, abbiamo percorso queste scale fino in cima, la salita non è stata niente di impegnativo…

…per poi ritrovarci con questa vista incredibile del paesaggio circostante, che da sola merita il prezzo dell’ingresso, che comunque è irrisorio, guardate qui:
Anton ci aveva giustamente consigliato di venire verso il tramonto e come potete vedere non aveva tutti i torti…

…tra l’altro mentre eravamo lì, intorno alle 18.00 abbiamo anche assistito ad una cerimonia buddista:
…che è durata una mezz’ora con musica e preghiere…


…e c’era anche una comunità di monaci che viveva nel monastero con cui abbiamo scambiato alcune parole e impressioni…

…e questo era il panorama che si vedeva dalla cima dell’altopiano…

…dopo questa full immersion di templi, monaci e cerimonie buddiste eravamo belli cotti, quindi verso l’imbrunire siamo tornati in hotel, un bel tuffo in piscina e dopo una doccia ed un cambio d’abiti abbiamo cenato, mangiando molto bene, ma la giornata non era finita.
Infatti Anton è tornato a prenderci (se vi state chiedendo dove dormono i driver; molti hotel hanno delle camere riservate a loro oppure cercano alloggi economici in zona) comunque Anton è tornato a prenderci per andare in centro città perché c’era la festa del paese, guardate:
Bancarelle a più non posso, tanto cibo di strada, tante famiglie e musica sparata al massimo, insomma una classica fiera di paese come le nostre, ci siamo stati un’oretta, mangiando un gelato e poi ci siamo fiondati a letto il giorno dopo ci attendeva uno dei tragitti più lunghi di tutto il viaggio, saremmo andati verso Nord, per la precisione a:
J A F F N A

Siamo partiti abbastanza presto, facendo scorta di frutta da mangiare durante il viaggio che più o meno è durato 4 ore.
Lungo la strada man mano che si andava verso Nord il paesaggio ha cominciato a cambiare, la vegetazione si è fatta più bassa e meno rigogliosa, sono sparite le palme da cocco e si cominciavano a vedere tanti templi hindu come questo…

…che naturalmente ci siamo fermati a visitare, eravamo in pieno territorio di etnia Tamil, l’India dista in linea d’aria pochi km e la sua influenza la si percepiva tantissimo, infatti quando ormai eravamo alle porte di Jaffna, Anton si è accorto che lungo la strada era in corso una cerimonia, ci siamo fermati immediatamente per vedere di cosa si trattava e siamo rimasti di sasso!
Guardate qua:
Stavamo assistendo al: Val Kavadi “la sospensione del corpo” un rituale ancora praticato dalla popolazione Tamil come parte del festival Thaipusam…
…ci si appende ad uncini per dimostrare la propria devozione al Dio Karttikeya venerato principalmente da questa etnia…

…una volta appesi a questi catafalchi trainati da un trattore ci si dondola ripetutamente con la musica sparata al massimo…

…ad assistere intere famiglie, crediamo tutto il villaggio, che osservano e incitano gli adepti…
…l’eccitazione e l’euforia che si respirava nell’aria era forte e tangibile, noi unici occidentali presenti scattavamo foto a più non posso e loro erano felicissimi di essere inquadrati e immortalati…

…più volte ci hanno chiesto la foto o le riprese video…
…a dir la verità i nostri figli erano un pò turbati da questa usanza e non se ne capacitavano, Anita (che ha il terrore delle punture) non riusciva proprio a capire…

…comunque una volta finita la procedura d’infilzamento e dopo che i devoti sono stati truccati e bardati per bene…

…i trattori con i catafalchi che ondeggiavano si sono posizionati sul ciglio della strada ed è iniziata la cerimonia vera e propria che consisteva nell’infrangere al suolo una noce di cocco e poi partire in processione lungo la strada in direzione del tempio, in pratica così:
Immaginate lo stupore di chi lungo la strada incrocia questi 4 trattori con dei tizi infilzati da uncini che dondolano cantando felici!
Robe che capitano solo in India ed invece eravamo nel Nord Sri Lanka:
Ci siamo congedati dalla cerimonia e dopo pochi km siamo arrivati a Jaffna, la scelta dell’alloggio e caduta sul PJ Hotels Jaffna, un posto semplice e decoroso con anche la piscina, non proprio vicino al centro ma visto che costava poco andava benissimo.

Eravamo affamati quindi ci siamo diretti in centro città alla ricerca di un ristorante possibilmente indiano…

…ed infatti lo abbiamo trovato proprio di fianco al tempio hindu ed abbiamo mangiato benissimo…

…ma non solo il proprietario ci ha detto che da lì a poco sarebbe cominciata nel tempio la cerimonia delle 18.00, quindi finito di mangiare tutto questo ben di Dio ci siamo fiondati all’interno della struttura per assistervi…

…ed è stata una bella, intensa e mistica esperienza in cui c’entrava il fuoco, ma di più non sappiamo dire perché nessuno ci ha spiegato nulla e purtroppo era assolutamente vietato fare foto o filmati.
Comunque una volta usciti eravamo messi cosi:

Jaffna l’abbiamo trovata in tutto e per tutto molto simile ad una piccola città indiana, mucche per strada, bancarelle che vendono di tutto, traffico caotico:
Abbiamo girovagato un pò fino a quando non ha fatto sera e poi siamo tornati in hotel, il solito tuffo in piscina e poi a nanna.

Siccome avevamo chiesto ad Anton di consigliarci anche luoghi meno turistici, fuori dalle solite rotte, il nostro fido driver, dato che ci trovavamo a Jaffna ci ha proposto di andare a visitare un’isoletta completamente sconosciuta, poco distante da qua, il giorno dopo siamo infatti andati a:
D E L F T

Delft è un’isoletta veramente piccola che si trova nel canale che separa lo Sri Lanka dall’India…

…per arrivarci bisogna imbarcarsi da un molo che dista quasi un’ora d’auto da Jaffna attraversando immense distese d’acqua dove allevano gamberetti come potete vedere qua:

E come potete vedere dal video successivo una volta imbarcati è stato un pò come un “viaggio della speranza” che per fortuna è durato solo un 30 minuti:
Noi unici occidentali ad affrontare con anche il mare mosso questo tratto di mare…
…tra l’altro per incentivare il turismo e gli spostamenti, in questo sperduto angolo del paese, il governo non fa pagare il traghetto sia all’andata che al ritorno…

…il motivo principale per cui siamo venuti a Delft è perché qui è presente una colonia di cavalli selvaggi, discendenti da quelli lasciati dai portoghesi in epoca coloniale…

…e quando Anita ha saputo questa cosa non potevamo non venirci, una volta sbarcati ci siamo mossi in Tuk Tuk, ne abbiamo presi due, accordandoci con dei ragazzi del posto che ci avrebbero fatto vedere tutta l’isola…
…che comunque è piccolissima e in un paio d’ore si gira tutta, abbiamo cominciato dalla spiaggia principale Sand Beach…
…che non era niente male ma purtroppo non indossavamo il costume se no avemmo anche fatto un bagno, poi siamo passati a visitare le rovine di una antica fortezza portoghese, per strada solo noi, nessun altro turista ed in generale pochissima gente…
…fino a quando ad un certo punto siamo arrivati ad un radura con un lago dove c’era un branco di cavallini selvaggi…

…e vederli belli, tranquilli e liberi in natura, senza essere costretti a stare in un maneggio o dentro a dei recinti è sempre un bel vedere, siamo stati lì un pò ad osservarli a distanza e fare foto…

…poi belli soddisfatti, soprattutto Anita, abbiamo ripreso i Tuk Tuk per proseguire il giro dell’isola, la fermata successiva è stata questo enorme baobab che pare abbia più di 400 anni…
…in pratica a questo punto avevamo visto tutta l’isola ed era ormai ora di pranzo, ci siamo quindi messi a cercare, sotto la calura di mezzogiorno, un ristorante, un localino anche di street food, ma niente da fare, non c’era niente, quindi siamo finiti a mangiare gelato e cracker in questo piccolo market l’unico posto che abbiamo trovato aperto…

…eravamo capitati in un posto veramente fuori da ogni rotta turistica, che più vero e originale non si può, un’altra isola sconosciuta si aggiungeva alla nostra lista e sinceramente, nonostante a noi fosse piaciuta, non è che consigliamo caldamente di venirci, a meno che non abbiate molto tempo (come avevamo noi) o che non amiate i cavalli alla follia (come Anita)…
…una volta tornati sulla terraferma , questa volta con un traghetto più grande, abbiamo fatto tutta la strada a ritroso e siamo in andati in hotel a tuffarci in piscina, però dopo essere tornati a mangiare al ristorante indiano del giorno precedente, poi a letto, il giorno dopo siamo ripartiti…
…ci aspettava un bel tratto di strada, si tornava verso sud per la precisione andavamo a:
T R I N C O M A L E E

Trincomalee si trova sulla costa Est, quindi in quella parte dove è meglio venire durante la nostra estate perché non è interessata dal monsone ed infatti è stato proprio così abbiamo trovato giornate di pieno sole e mare calmissimo, questo è tutto il tragitto fatto in neanche una settimana dormendo al massimo due notti nello stesso posto…

…e per questo motivo avevamo deciso di andar al mare e riposarci un attimo e mai decisione fu più azzeccata, siamo finiti per la precisione nella spiaggia di Nilaveli…

…un gran bel posto con il mare che sembrava una tavola, calmo, trasparente e caldo e sulla spiaggia mucche che pascolavano tranquille, bellissimo…

…abbiamo alloggiato al Happy Beach Hotel un posto modesto ma in una posizione pazzesca, praticamente in spiaggia in uno dei tratti più belli del litorale dove non c’era casino, guardate qua:
Come avete visto la family room era abbastanza basica, ma non ci importava più di tanto eravamo praticamente in spiaggia ed era proprio quello che cercavamo, abbiamo quindi trattato il prezzo per tre notti con il proprietario questo simpatico ragazzo che si chiamava Samu…

…che gestiva l’hotel insieme ad altri ragazzi tutti molto in gamba e super disponibili, ma non solo, qui è dove abbiamo mangiato meglio in assoluto, sia a colazione cha a pranzo e soprattutto ordinandolo al mattino la mamma di questo ragazzo ci ha preparato un Rice and Curry spettacolare, il più buono che abbiamo assaggiato durante tutto il viaggio, guardate che roba…
…come abbiamo detto in precedenza è il piatto tipico dello Sri Lanka che consiste in svariate portate di salse, legumi, spezie e un mucchio di altre pietanze più o meno piccanti accompagnate dal riso.
Un piatto che richiede una lunga lavorazione e per questo motivo non sempre è disponibile nei menù dei ristoranti, nel nostro caso era venuta apposta la mamma di Samu a prepararcelo ed è stato letteralmente divino…
La spiaggia di Nilaveli che si trova a pochi km da Trincomalee ce la siamo goduta veramente, c’eravamo solo noi e pochissimi altri turisti (ci hanno detto che qui è pieno solo ad agosto) abbiamo passato giornate lente, a meditare, leggere, fare fantastici bagni in un’acqua bella trasparente…

…abbiamo fatto lunghe passeggiate sulla battigia fino ad arrivare alla spiaggia di Uppaveli che ci è sembrata più turistica e con più gente, ci siamo fermati ad osservare i pescatori, c’erano quelli che tutte le sere al tramonto tiravano su le reti da pesca…
…e quelli che invece attrezzavano le barche per l’uscita notturna, tutte persone simpatiche che ci sorridevano e volevano essere fotografati…

…la pace e la tranquillità che si respirava in questo villaggio di pescatori ce la ricordiamo ancora adesso, abbiamo sempre amato i luoghi di mare dove il turismo non ha ancora cancellato le abitudini di chi ci vive…

…dove la quotidianità profuma di salsedine, silenzio e storie da raccontare…


…finché una sera durante uno dei nostri giri abbiamo incontrato questo ragazzo qua…

…che ci ha proposto un’uscita in barca per avvistare le balene (era il periodo giusto) e per fare snorkeling lungo la costa, avevamo già scartato l’idea di fare snorkeling a Pigeon Island perché troppo caro ed anche perché avendo visto le barriere coralline malesi, filippine e del Mar Rosso pensavamo di rimanere delusi.
Ma l’avvistamento delle balene ci mancava, quindi dopo avere trattato il prezzo con il ragazzo ci siamo messi d’accordo per andarci il giorno dopo con partenza all’alba e in questo video ci stiamo proprio dirigendo alla barca:
E dobbiamo proprio ammettere che è stata una bella esperienza, siamo partiti all’alba con la loro barca e dopo circa un’ora di navigazione al largo siamo riusciti a vedere ben due balene…
…ci siamo quindi poi diretti lungo la costa passando sotto al tempio indiano di Trincomalee (che saremmo andati a visitare il giorno dopo) per fare snorkeling a ridosso della scogliera, c’erano abbastanza pesci, ma come pensavamo poco o niente corallo vivo e colorato.
E questa nel video che segue è la vista della spiaggia di Nilaveli dalla barca mentre rientravamo dall’escursione, che tutto sommato è stata una bella esperienza, che alla fine forse a causa del poco turismo in questo momento, è costata anche poco:
Ormai i nostri giorni di mare a Nilaveli all’Happy Beach Hotel erano giunti al temine e ci erano davvero piaciuti parecchio, sono stati 4 giorni in cui ci siamo veramente rilassati ed abbiamo ricaricato le pile per il proseguimento del viaggio…
…abbiamo quindi salutato i ragazzi dell’hotel, riproponendoci di tornare se al Sud avessimo trovato brutto tempo, il bello di viaggiare in auto e senza avere prenotato nulla consisteva proprio nel decidere giorno per giorno, cambiando anche all’ultimo minuto idea e destinazione, per questo motivo non smetteremo mai di ringraziare il driver Anton per la pazienza e la disponibilità dimostrata.
Quindi la mattina successiva dopo i saluti di rito siamo rimontati sul van, però prima di dirigerci verso la nuova località ci siamo fermati a visitare il Koneshwaram Kovil il famoso tempio dedicato Shiva…

…che si trova a picco sul mare a Trincomalee, all’entrata come in tutti i templi hindu tanta gente bella colorata, intere scolaresche in visita, venditori di ogni cosa…
…tanti negozietti soprattutto alimentari e di souvenir e musicisti/mendicanti come questi qua di cui noi subiamo sempre il fascino…
…come in tutti i templi era necessario lasciare le proprie scarpe fuori ed essere vestiti convenientemente (spalle e gambe coperti)…
Il tempio di per se era veramente bello ma ciò che lo rendeva molto particolare era la posizione a picco sul mare…

…l’entrata era gratuita e c’erano veramente tanti devoti che si prostravano e sussurravano, non si sa bene bene cosa, all’orecchio di questa statua rappresentante un vitello…

…all’interno tanti colori, statue e raffigurazioni murarie dell’intero phanteon indù…

…e un’altra sua particolarità era che qui a differenza di altri templi non c’erano le solite scimmie che cercavano di scroccarti cibo, bensì tanti mansueti cerbiatti quasi addomesticati ed a proposito di cerbiatti, una volta ripartiti, poco distante ci siamo fermati in un parco publico pieno di queste belle e dolci creature in attesa di essere sfamate, guardate qua:
Dopo questi due stop di prima mattina siamo infine partiti per la nuova destinazione che questa volta si trovava più all’interno siamo andati a:
P O L O N N A R U W A

Polonnaruwa fu in passato l’antica capitale dello Sri Lanka dopo la caduta di Anuradhapura e ad oggi è rimasto un’importante centro culturale e religioso che ospita uno dei siti archeologici meglio conservati, dichiarato anche Patrimonio Unesco, e possiamo tranquillamente dire che è stato anche uno di quelli che ci è piaciuto di più.

Ma prima volevamo farvi vedere dove ci ha portato a mangiare il driver Anton poco prima di arrivare a Polonnaruwa…

…il Jaga Food restaurant, che in realtà si tratta di un fantastico self service gestito da questo tipo qua, guardate, ma soprattutto ascoltate…
…e si poteva andare avanti all’infinito, le pietanza che con questa vocina ci ha proposto e illustrato erano un infinità e per la stessa modica cifra potevi scegliere e prenderne quante ne volevi, ed infatti noi ci siamo abbuffati a più non posso per poi fiondarci in piscina nell’hotel che avevamo scelto…

…che era il Seyara Holiday Resort un bellissimo posto, forse un pò datato ma comunque con un ottimo rapporto qualità prezzo, guardate qua:
Siamo stati a mollo in piscina per un pò in attesa che passassero le ore più calde, visto ce ci aspettava un bellissimo giro tra le rovine più affascinanti viste fino ad ora…

…la particolarità di Polonnaruwa sta nel fatto che quello che corrisponde alla città antica può essere esplorato tranquillamente in bicicletta, guardate qua:
Cosa che naturalmente abbiamo fatto, il biglietto per entrare si prende nel piccolo museo poco prima dell’ingresso e nel piazzale dove si parcheggia l’auto troverete dei tipi che per un cifra irrisoria vi noleggiano le biciclette e poi via si entra…
…una volta entrati si arriva subito ad un bivio, la prima cosa da fare è prendere la destra che porta dopo poche pedalate a visitare le rovine del Palazzo Reale e la Piscina…

…si scende dalla bici e ci si aggira a piedi per queste rovine che sono veramente suggestive e dove tra l’altro abbiamo anche incontrato un Lama con monaco a seguito che hanno reso la vista ancora più scenografica…

…poi rimontati in bici siamo tornati indietro per l’unica strada che conduce ai vari templi che è pressoché lineare….
…per arrivare dopo poco al quadrilatero sacro (Vatadage), un posto bellissimo e veramente mistico…



…una piccola pausa per ristorarci con un pò di latte di cocco, nonostante avessimo aspettato la sera per venire il caldo si faceva comunque sentire…
…siamo rimontati sulle bici e la successione dei templi/strutture che abbiamo incontrato, sempre lungo la medesima strada, nell’ordine è stata questa: il Pabalu Vehera/Shiva Devale…

…il Rankot Vehera e il Kiri Vehera e dobbiamo dire uno più bello dell’altro…


…fino ad arrivare in fondo dove si trova il Gal-Vihara punto finale del percorso, nonché il luogo più importante…

…meta di pellegrinaggio per i fedeli da tutto il mondo compresi il Lama con il monaco a seguito che ci hanno accompagnato per tutto il tragitto…
…la visita all’intero complesso ha richiesto più o meno 3/4 ore e consigliamo di farla alla mattina presto oppure dopo le 3 di pomeriggio come abbiamo fatto noi, nelle ore centrali della giornata può fare veramente molto caldo….

… a noi, forse complice il fatto che si può girare tutto in bicicletta, è piaciuto da matti e ci siamo rimasti in pratica fino al tramonto…

…una volta tornati in hotel ci siamo tuffati in piscina per ritemprarci dalla intensa giornata e questa volta è stata una psichedelic swimmer!
Abbiamo cenato in hotel e poi ci siamo fiondati a letto, il giorno dopo siamo partiti per Sigirija, facendo però prima una deviazione per andare a visitare:
R I T I G A L A
A Ritigala si trovano le antiche rovine di un monastero buddista sommerse dalla giungla, visitarle districandosi in mezzo ad arbusti e alberi millenari ci è servito per comprendere bene lo stile di vita dei monaci che un tempo dimoravano qui…
…questo per esempio era l’orinatorio e bisognava avere una certa mira!…

…e questa invece era la macina a pietra per ottenere la farina…
…e mentre giravamo circondati dalla fitta foresta ci sembrava di essere dentro al “Libro della giungla”…
…una breve salita ci ha portato verso un grande edificio rettangolare con un cortile lastricato, il cosiddetto refettorio con la sua vasca in pietra…

…un pò più avanti invece c’era una grande area racchiusa da un muro che, come la maggior parte delle strutture era fatta di enormi lastre finemente tagliate…
…sul lato nord del muro di cinta abbiamo attraversato un fiumiciattolo su un ponte di pietra seguendo un sentiero lastricato, a volte in salita, attraverso una fitta foresta fino a quando non siamo arrivati di fronte a questo maestoso albero…

…in neanche un paio d’ore abbiamo concluso anche questa visita e dobbiamo dire che è stata propio una bella deviazione, siamo quindi rimontati in auto per raggiungere la destinazione finale:
S I G I R I J A

Fondamentalmente si viene a Sigirija, piccolo centro circondato da una splendida e fitta foresta, per scalare le due rocce che la sovrastano; la più famosa Lion Rock e la meno famosa Pidurangala Rock, ed anche noi infatti eravamo lì per questo, abbiamo alloggiato al The Nature Park Villa, in una family room che ora vi facciamo vedere:
Un gran bel posto con un’ottimo rapporto qualità prezzo e dove naturalmente c’era anche la piscina…

…dove ci siamo subito immersi per sottrarci alla calura del primo pomeriggio ed aspettare un pò che rinfrescasse, purtroppo il ristorante era chiuso e sono riusciti a farci solo dei sandwich.

Come abbiamo detto in precedenza eravamo lì per scalare una delle due rocce presenti che dominano la valle, volendo è possibile scalarle tutte e due nell’arco della stessa giornata, salendo in una alla mattina (in genere per ammirare l’alba) e nell’altra al pomeriggio (per il tramonto)…

…noi abbiamo scelto Pidurangala Rock perché aveva un costo irrisorio, mentre Lion Rock costa parecchio (e noi dobbiamo sempre fare i conti che siamo in 4) la differenza in sostanza consiste che a Lion Rock (detta anche Sigirija Rock) nella sua sommità ci sono le rovine dell’antica fortezza di Sigiriya un palazzo del regno di re Kashyapa nel V secolo d.C, un re che si era andato a rifugiare in un luogo così inaccessibile per sfuggire ai suoi oppositori e per salirci c’è una lunga scalinata, per la precisone 1200 scalini con anche il corrimano.

Mentre a Pidurangala Rock si sale per un sentiero un pò sconnesso e in alcuni punti ci si arrampica e l’ultimo tratto può essere un pò impegnativo, nel video qui si capisce bene:
Comunque la salita, per entrambe, non è niente di così difficile, ci vogliono più o meno 30 minuti e la vista mozzafiato a 360 gradi sul paesaggio circostante ripaga sicuramente la fatica…

Una cosa che ci sentiamo caldamente di consigliare, soprattutto se andrete a Pidurangala Rock è di non affrontare la salita in sandali o ciabatte (come abbiamo visto fare) bastano delle scarpe da ginnastica o ancor meglio da trekking ed inoltre se l’affrontate verso sera portatevi una torcia per il ritorno, ma queste comunque sono tutte cose che vi dirà anche il vostro driver se troverete uno bravo come Anton.
Finita questa bella esperienza ci siamo fermati a mangiare in uno dei tanti ristoranti di questo sperduto paesino che praticamente vive esclusivamente del turismo che portano questo due rocce e poi siamo andati a letto, il giorno dopo ci aspettava un bel tratto, saremmo infatti andati sempre più all’interno, verso Kandy, non prima però di avare fatto una sosta a:
D A M B U L L A

E prima ancora lungo la strada, sempre su consiglio di Anton, ci siamo anche fermati in questo grande Mercato della Frutta, degli enormi capannoni dove i coltivatori vendevano direttamente i loro prodotti all’ingrosso a commercianti, ristoranti e supermercati…

…un’infinità di frutta, ortaggi, legumi di tutti i tipi, tantissimi odori e colori da perdere la testa, ma sopratutto una meravigliosa marea di varia umanità come piace a noi…

…persone simpatiche ed accoglienti che appena capivano che eravamo italiani andavano letteralmente giù di testa ed alcuni ci hanno anche dedicato una canzone, sentite qua:
Questo sono proprio il genere di cose che ci sono rimaste più impresse, la vera forza di questo paese sono la sua gente sempre allegra e sorridente…

…e par la mamma fotografa che adora immortalare le persone in situazioni reali sono stati una vera manna…

…ed anche stavolta abbiamo dovuto dire grazie al nostro driver Anton che ci ha portati a scoprire uno Sri Lanka vero, autentico, lontano dalle solite rotte turistiche…

…comunque una volta finito il giro e dopo aver assaggiato svariati frutti mai visti primi, siamo rimontati in auto e dopo neanche un’ora siamo giunti al cospetto del famoso Golden Temple, che non è altro che una pagoda con una grande statua dorata del Buddha, niente di che…

…meritano invece tantissimo una visita i Dambulla Cave Temples che sono li a due passi, si tratta di un tempio composto da 5 grotte piene di statue di Buddha e dipinti antichi che risalgono al I secolo a.C. Sono collocate in cima ad una roccia alta 160 metri a cui si accede tramite questa scalinata…

…per arrivare qua:
…queste cinque grotte scavate nella roccia sono state meta di pellegrini per secoli e sono veramente fantastiche, nella prima la “Devaraja Viharya (tempio del re degli dei)” c’è un’enorme figura scolpita nella roccia del Buddha nella morte finale…

…assistita ai suoi piedi dal suo devoto discepolo il Venerabile Ananda, è presente anche una grande immagine in legno di Vishnu che qui è considerato il Signore degli Dei per il cui potere divino è stata possibile la costruzione delle grotte di Dambulla…

…le seconda “il Maharaja Lena (il tempio del grande re)” è ancora più incredibile, piena di statue (quasi 60) scolpite nella roccia viva e migliaia di dipinti colorati sulle pareti e sul soffitto raffiguranti la storia del buddismo e dello Sri Lanka…
…la grotta comprende un piccolo dagoba (santuario) circondato da 11 statue di Buddha seduto; un’altra caratteristica affascinante è la vasca di raccolta d’acqua posta sul lato destro della grotta, che si dice che anche durante una grave siccità, questa fonte d’acqua non si prosciuga mai…

…la terza grotta il “Maha Aluth Viharaya (il Nuovo Grande Tempio)” fu costruito da uno degli ultimi re del regno di Kandyan, Kirti Sri Rajasinghe di cui qui si trova anche un’immagine a grandezza naturale, ed anche questa è piena di statue del Buddha…

…nella quarta invece la “Pacchima Viharaya” si trova una immagine del Buddha seduto con al centro un piccolo dagoba chiamato Soma Chetiya…

…la quinta grotta il “Devana Alut Viharaya (il secondo nuovo tempio)” è invece la più recente, anche qui statue di Buddha tra cui un colossale Buddha sdraiato e le immagini di alcune divinità hindu tra cui sempre Vishnu…
…tutte queste statue e questi dipinti, collocati tra l’altro in un posto così strano e impervio, ci hanno fatto capire per davvero le grandi capacità artistiche del passato cingalese e entrare in queste grotte è stata veramente un’esperienza memorabile che consigliamo assolutamente di fare se verrete da queste parti.
Alla fine della visita abbiamo ricevuto la solita benedizione di rito:
Siamo quindi rimontati in macchina, distavamo all’incirca una settantina di km da Kandy, ma le sorprese non erano ancora finite, perché dopo un pò Anton ci ha chiesto se volevamo fermarci a visitare il Giardino delle Spezie…

…una roba dobbiamo dire molto turistica, ma visto che era gratis ed avevamo voglia di sgranchirci un pò le gambe abbiamo accettato, ci ha accompagnato nelle nostra visita la guida Ravi…

…che in un italiano un pò approssimativo, lungo tutto un sentiero pieno di piante, spezie e coltivazione di ogni tipo, ci ha illustrato tutte le proprietà ed i benefici delle erbe…
…con anche una degustazione finale di tisane ed infusi, il tutto con lo scopo di venderci poi alla fine del giro qualcosa nello shop annesso, insomma una roba da turisti che non ci ha fatto impazzire, ma visto che era gratis e Ravi era simpatico abbiamo fatto volentieri, anche per spezzare il viaggio. Rimontati in auto dopo una quarantina di minuti eravamo a:
K A N D Y
Siamo arrivati a Kandy che era sera inoltrata ed abbiamo trovato alloggio in un hotel diciamo abbastanza di lusso per in nostri standard il Lotus Lake Residence una bella family room che ora vi facciamo vedere:
Come abbiamo detto in precedenza sceglievamo gli hotel su Booking senza prenotarli, poi una volta arrivati trattare il prezzo e se era come in questo caso mezzo vuoto (non eravamo in alta stagione) spesso e volentieri trovavano dei prezzi molto più bassi di quelli offerti da Booking.
Comunque appena arrivati abbiamo appoggiato i bagagli e siamo subito usciti perché Anton ci ha proposto di andare a vedere uno spettacolo di danze tradizionali che si svolgeva in un teatro poco lontano, una cosa ad uso e consumo turistico che però poi alla fine si è rilevata molto carina ed interessante, guardate qua:
Si trattava delle Kandyan Dances, Kandy è infatti la capitale culturale del paese, qui si svolgono molte celebrazioni legate a riti e ricorrenze del calendario buddista, molto famose e originarie di questa città, sono anche le maschere tradizionali di legno…
…ci siamo quindi visti fino alla fine lo spettacolo di danze tipiche che è durato all’incirca un’ora e mezzo e dobbiamo ammettere che ci sono anche piaciute…
…una volta finito eravamo affamati e dopo 12 giorni di cibo speziato siamo andati a farci una pizza che non era poi neanche male e ci siamo fiondati a letto.
L’indomani mattina dovevamo decidere cosa fare, Kandy è una città dall’aspetto tipicamente coloniale, racchiusa tra le montagne e per estensione è la seconda del paese, rappresentandone il crocevia principale grazie alla sua posizione centrale.

Adagiata su un grande lago risulta essere la porta d’accesso alle “hill country” le zone dove coltivano il tè…
…si viene principalmente a Kandy per visitare il Sri Dalada Maligawa o “Tempio del Dente” un tempio buddista nel cuore della città che custodisce al suo interno la reliquia del dente di Buddha che è chiusa dentro una scatola dorata veramente poco visibile da vicino.
Quindi noi ci siamo limitati alla visita del tempio solo dall’esterno, preferendo andare a visitare la più grande statua del Buddha presente in Sri Lanka, la quale domina la città dall’alto; il Bahiravokanda Vihara Buddha Statue, un tempio con annesso questa gigantesca statua che dista 20 minuti dal centro della città…
…e mai scelta fu più felice, siamo arrivati intorno alle 10 di mattina, c’eravamo solo noi e dopo essere saliti lungo questa alta scalinata…

…siamo entrati nel cortile di questo tempio/monastero trovandoci di fronte a scene di ordinaria quotidianità di una comunità di monaci che ci hanno lasciato letteralmente estasiati…

…circa il 70% della popolazione dello Sri Lanka è buddista, e non è mai una sorpresa trovare statue del Buddha, templi e stupa praticamente ovunque, noi ormai ne avevamo visti tantissimi, ma questo posto, ancora oggi, resta il nostro preferito…
…un tempio con una statua gigante del Buddha e un monastero arroccato sopra la città di Kandy, tra piccoli monaci che si trastullavano nel cortile, studiavano o giocavano a scacchi…

…altri che lavavano il cane…

…altri ancora che pregavano o facevano il bucato, il tutto avvolto da un’aurea mistica…

…si respirava un’atmosfera quasi divina, di pace, armonia e semplicità…
…per un attimo ci è venuta voglia di restare. Di rasarci i capelli, indossare la veste arancione… e vivere lì, per sempre…
…e come in altri tempi buddisti c’era anche un’angolino dedicato alle divinità indiane con un sacerdote che dava la benedizione e noi come sempre ne abbiamo approfittato…
…finita questa visita, ancora un pò frastornati dell’atmosfera mistica di questo posto, ci siamo rimessi in macchina pronti per ripartire, a dir il vero Anton ci ha proposto di andare a visitare anche i Giardini Botanici di Kandy, ma visto che nei nostri viaggi ne abbiamo visti parecchi, abbiamo preferito non andarci e ripartire subito perché ci aspettava un bel tratto di strada, ci saremmo diretti sempre più all’interno, destinazione:
N U W A R A E L I J A

Man mano che ci inoltravamo verso il centro del paese andando verso sud, il paesaggio è cambiato totalmente, ci siamo arrampicati su strade tortuose in mezzo a boschi di conifere che sembrava quasi di stare nel nostro Appennino reggiano, guardate qua:
…anche la temperatura cominciava a farsi più fresca e ai lati della strada si cominciavano a vedere le enormi di distese di piantagioni di Camelia Sinensis che poi è il nome scientifico del Tè…
…erano dappertutto, un’oceano di foglie di un verde intenso con le raccoglitrici (tutte di etnia Tamil) che lavoravano…
…noi grandi consumatori di tè (il papà erborista ne vende anche parecchio) eravamo estasiati, ci siamo quindi fermati in questa fabbrica di tè con piantagione annessa…

…dove la carinissima e gentile Najanathara ci ha spiegato per filo e per segno tutta la lavorazione che subisce la foglia della bevanda più bevuta al mondo, dalla raccolta, all’essiccamento fino all’imballaggio in sacchi da 25 kg…

…che vengono poi venduti nelle aste, gestite dallo stato, che si tengono a Colombo, quasi tutto il tè prodotto viene esportato, di seguito alcune fasi della lavorazione…



…siamo stati anche nella piantagione adiacente ad osservare le raccoglitrici che a piedi nudi si muovevano svelte e con precisione toglievano solo alcune delle foglie della piante del tè, che in pratica è un cespuglio, alcuni dei quali millenari…



…Najanathara ci ha anche illustrato tutti i tipi di tè spiegandoci le differenze e la visita si è conclusa con una bella degustazione di tè con biscotti e torta e visto che eravamo a stomaco vuoto ci voleva proprio…



…la scelta di visitare proprio questa fabbrica, lungo la strada se incontrano parecchie, è stata di Anton, perché a suo dire è meno inflazionata delle altre, dove infatti abbiamo visto fermi nei parcheggi pullman di turisti…

…qui invece c’eravamo solo noi e tutto il il tour ci è piaciuto veramente tanto ed è un’esperienza che consigliamo caldamente di fare se verrete da queste parti…

…quindi abbiamo salutato Najanathara, lasciandogli anche una bella mancia, perché era stata veramente brava e professionale, tutta la visita infatti non costa nulla e a vostra discrezione alla fine lasciare qualcosa se vi siete trovati bene oppure comprare qualche tè nello shop che si trova alla fine del percorso…

…siamo rimontati in macchina e partiti per Nuwara Elija ma le sorprese non erano ancora finite, dopo una serie di tornanti in salita, sempre circondati dalle piantagioni di tè ci troviamo di fronte a questa meraviglia di cascate le Ramboda Falls…

…si vedono bene anche dalla strada, ma è possibile andarci proprio sotto, come abbiamo fatto noi, entrando dentro un hotel posto di fronte che naturalmente fa pagare un piccola cifra per accedervi, tutta la zona e comunque piena di cascate, c’è né un’infinità ne abbiamo viste tantissime ed in alcune come mostreremo più avanti ci abbiamo fatto pure il bagno…

…dopo questa bella vista in neanche un’ora d’auto, nel tardo pomeriggio, siamo finalmente arrivati a Nuwara Elija…

…e di primo acchito è stato un vero shock, scesi dall’auto c’erano 15 gradi di temperatura, la nebbia mista ad una fitta piogerellina avvolgeva tutta la città e in più tirava anche un bel vento freddo…

…eravamo a più di 1800 metri d’altitudine e qui il tempo è constatemente freddo e piovoso in qualsiasi periodo dell’anno, ma noi eravamo attrezzati, abbiamo tirato fuori le felpe e ci siamo messi le scarpe da ginnastica e dobbiamo proprio dire che fa un certo effetto passare nel giro di poche ore dai pantaloncini corti e sandali a braghe lunghe, scarpe e maglioncino…

…ma questo è proprio il bello dello Sri Lanka, si può fare mare in spiagge tropicali orlate di palme e nello stesso tempo spostandosi di pochi km si può fare trekking tra cascate e rocce da scalare, veramente un paese che offre tantissimo, comunque dopo un primo sfasamento ci siamo diretti all’hotel scelto il Panorama Green View Hotel in questa family room:
…un posto abbastanza basico, ma dovevamo starci una sola notte e costava poco, quindi andava più che bene, abbiamo messo giù i bagagli e siamo andati in giro per la città, sotto una leggera ma incessante pioggerellina e vedere tutta questa gente con indosso il piumino o il capotto faceva un pò impressione, Nuwara Elija viene giustamente chiamata “Little England” per via dei numerosi edifici in stile coloniale presenti…

…è infatti una classica “hill station” adagiata su un grande lago il Gregory Lake, usata in passato dagli inglesi come località vacanziera e l’influenza inglese la si vede ovunque, nella forma delle case, nella cura dei prati che circondano gli edifici e soprattutto nella perfetta efficenza delle poste…

…infatti, sempre su consiglio di Anton (che Dio, anzi Buddha lo benedica!) siamo stati al Post Office a comprare e spedire cartoline (cosa che non facevamo da una vita!) ad amici e parenti in Italia e tutto a funzionato alla perfezione sono arrivate a destinazione molto prima che noi tornassimo a casa, guardate qua…

…una volta effettuato il rito delle cartoline ci siamo messi a girare per la città e dato che eravamo nel bel mezzo delle zona delle piantagioni di tè la popolazione di etnia tamil era fortemente presente, visto che sono loro a raccoglierlo e sembrava quasi di essere in India ed infatti abbiamo trovato questo vero ristorante indiano…
…dove abbiamo mangiato divinamente, tutto veramente molto speziato (nonostante avessimo detto no spices) ma molto molto buono…

…finita la cena abbiamo comprato un pò di frutta da mangiare il giorno dopo in treno, eh sì l’indomani mattina siamo infatti partiti per fare la tratta Nuwara Elija – Ella con il famoso trenino che attraversa le piantagioni di tè, in pratica un must per chi viene in Sri Lanka a cui anche noi non ci siamo sottratti.

Ma andiamo con ordine; al risveglio dopo una bella colazione totalmente indiana, ci siamo recati in stazione per prendere il treno, non abbiamo prenotato niente (molte persone prenotato già dall’Italia) abbiamo fatto tutto sul momento (tenete però presente che era bassa stagione)…
…ed abbiamo scelto di viaggiare in terza classe, per essere più a contatto con la popolazione locale, spendendo la bellezza dell’equivalente di 1,75 euro per tutti e quattro! Per la precisione per tre biglietti e mezzo (letteralmente un biglietto era tagliato a metà) Alfredo ha pagato ridotto…

…Anton ci ha lasciato in stazione e ci siamo dati appuntamento alla stazione di Ella che dista da Nuwara Elija 64 km…

…e dopo 15 minuti di attesa siamo saliti sul nostro bel trenino che era completamente pieno, sopratutto di gente locale, di turisti c’eravamo solo noi ed un’altra coppia…

…di seguito alcune foto di tutta la tratta e non troverete le classiche foto da influencer che si sporgono dal treno in corsa, non siamo i tipi, per noi è stato un pezzo di viaggio, fatto di caldo soffocante, lentezza e diciamo anche un po’ di noia…

…quel tipo di lentezza tipica del treno, che però ti dà il tempo di osservare, riflettere e magari schiacciare un pisolino, sempre che tu riesca a trovare un posto a sedere…

…eravamo in mezzo a tanta bella gente di tutte le età che ci sorrideva e divideva il loro poco cibo con noi…


…tanti bimbi che dormivano in braccio a chiunque e fuori scorrevano paesaggi di rigogliosi boschi e foreste che si alternavano ad infinite piantagioni tè con un brumoso cielo di sfondo…

…un viaggio dove alla fine abbiamo fatto amicizia con tutti: non solo condividendo lo scompartimento, ma anche il cibo, i figli e facendo qualche chiacchiera nei limiti imposti dalla lingua…


…veramente un bel viaggio dove la differenza l’hanno fatta più le persone che i paesaggi, il treno, come occasione per restare in osservazione e lasciarsi trasportare per davvero…


…e dopo più o meno 3/4 ore siamo arrivati a destinazione…

…ed in stazione c’era il fido Anton ad aspettarci eravamo ad:
E L L A

Appena scesi dal treno il primo impatto è stato molto positivo dal momento che era una bella giornata di sole e la temperatura era notevolmente più alta che a Nuwara Elija, siamo arrivati che era tarda mattinata…

…e con Anton ci siamo subito diretti verso l’hotel scelto con Booking che mai come stavolta si è rilevato fondamentale dal momento che la struttura era veramente difficile da trovare visto che bisognava inerpicarsi su per la montagna tra improbabili stradine che passavano tra le case per poi arrivare però in un posto veramente speciale il Ella Waterfall View un hotel immerso nella foresta, che come dice il nome affacciava a strapiombo sulla valle con la vista di una cascata cosi:
Un posto magnifico dove abbiamo trattato il prezzo per due notti spendendo molto meno della quotazione di Booking, e non c’è stata cosa più bella al mattino che fare colazione così…

…oppure all’alba meditare di fronte a questa rigogliosa natura che si risvegliava…
…natura che naturalmente comprendeva anche questa scimmie che più di una volta ci hanno imprigionato nella camera senza permetterci di uscire…

…cosa che ci è capitata anche al sud ed è abbastanza comune in Sri Lanka…
…sono innocue però non esitano di avvicinarsi se si lascia cibo in giro o la porta della camera aperta…

…d’altra parte è il prezzo da pagare se si aloggia sul costone di una montagna in mezzo alla vegetazione…

…ma tornando ad Ella, il motivo principale per cui si vieni qui e per andare a visitare il famoso “Ponte dei Nove Archi” la cittadina di per sé quasi non esiste si tratta di un’unica via con ai lati negozi di tutti tipi, locali alcuni veramente molto chill (che sembra quasi di essere a Ibiza), ristoranti e varie trappole per turisti, il posto è in effetti quanto di più turistico si possa immaginare e si gira tutto a piedi…

Il Ponte dei Nove Archi, con ogni probabilità è lo “spot” più instagrammato dello Sri Lanka e questo è il risultato del classico turismo da Instagram, un mordi e fuggi, fai la foto o meglio il selfie e poi via diretti ad un’altra destinazione.
Quando invece certi posti meritano sicuramente di più, come anche Ella del resto ed infatti noi ci abbiamo passato due notti, ma andiamo per ordine, abbiamo messo giù i bagagli nel nostro bell’hotel di fronte alla cascata e siamo andati a mangiare qualcosa in uno degli innumerevoli ristorantini che ci sono, alcuni veramente belli e curati con anche cucina internazionale, messicana, e cosi via.

Poi ci siamo diretti anche noi verso il Ponte dei Nove Archi, si tratta di un lungo ponte ferroviario alto ben 25 metri decisamente scenografico immerso nella giungla dove in alcune ore del giorno si può anche vedere il treno passare, per arrivarci, dopo avere parcheggiato l’auto, bisogna inoltrarsi in discesa per un tortuoso sentiero…
…che attraversa la fitta foresta oltrepassando anche risaie e ruscelli, per poi arrivare dopo una camminata in discesa di una ventina di minuti alla vista del ponte un pò da lontano, in pratica così…

…poi si scende ulteriormente per altri 5 minuti e ci si arriva direttamente sopra, lungo tutto il tragitto Anton ci ha raccontato la storia della costruzione di questo iconico ponte, nascosto tra le colline nebbiose di Ella, una storia che ha sicuramente un certo fascino e che Alfredo ha ascoltato estasiato…
…in pratica all’inizio del ‘900, quando il paese si chiamava ancora Ceylon e faceva parte dell’Impero Britannico, gli inglesi avevano un’esigenza ben precisa: trasportare tonnellate di tè coltivato in queste montagne fino ai porti, e poi in patria. La soluzione? Costruire una ferrovia. Ed è così che nasce il Ponte dei Nove Archi, un’opera che doveva collegare due versanti della valle con un viadotto stabile e duraturo…

…ma la storia prende una piega imprevista, durante la costruzione, scoppia la Prima Guerra Mondiale e l’acciaio destinato al ponte viene deviato verso lo sforzo bellico. Il progetto rischia di fermarsi del tutto, fu allora che gli abitanti locali fecero una proposta audace: costruirlo comunque, con ciò che avevano a disposizione, cioè pietra, mattoni e cemento.
Contro ogni aspettativa, ci riuscirono, senza acciaio, senza grandi macchinari, solo con le mani e la conoscenza tramandata. Nacque così uno dei ponti più affascinanti e iconici del Paese. Nove archi imponenti che ancora oggi sostengono il passaggio dei treni…

…a oltre cento anni dalla loro costruzione, attraversarlo oggi significa camminare su un pezzo di storia, un simbolo di ingegno, determinazione e collaborazione tra culture diverse, e di culture diverse infatti oggi il ponte era gremito…

…quando l’abbiamo attraversato noi era tardo pomeriggio e c’era una marea di gente che aspettava il passaggio del treno che infatti da li poco è avvenuto…
…una volta visto il treno siamo risaliti per il sentiero che ormai stava facendo buio, ci siamo fermati a mangiare un gelato in paese e poi siamo tornati in hotel dove per tutta notte abbiamo sentito le scimmie aggirarsi fuori in balcone…

…la mattina successiva, dopo una bella colazione vista cascate, ci aspettava una bella ed intensa giornata, Anton ci ha proposto di andare a visitare le cascate che c’erano lì intorno, promettendoci che in alcune avremmo potuto anche farci il bagno, quindi ci siamo messi sotto i vestiti il costume e con gli immancabili parei al seguito siamo montati in auto, la prima cascata che abbiamo incontrato era proprio sulla strada e non era un granché ed era questa qua:
…oltre al fatto che essendo così facile da raggiungere c’era un mucchio di gente, addirittura pullman, abbiamo quindi dato un’occhiata veloce e siamo ripartiti alla ricerca della Secret Waterfall…

…ed infatti dopo pochi km Anton ha accostato il van lungo la strada, siamo scesi ed abbiamo iniziato a scendere lungo il crinale della montagna attraversando risaie e foresta…
…fino a quando siamo arrivati ad una modesta cascata che sfociava in questo placido laghetto dove ci siamo prontamente tuffati…

…per rinfrescarci e goderci appieno un bel bagno in mezzo alla vegetazione e alla natura…
…e non c’è stato niente di più bello, c’eravamo solo noi ed un’altra coppia di ragazzi e ci siamo divertiti da matti…
…una volta finito il bagno, tutti belli fradici siamo risaliti lungo il pendio per tornare in macchina dove ci siamo sommariamente asciugati e dopo aver mangiato un’altro gelato in paese abbiamo atteso che si avvicinasse il tramonto per andare in un tempio buddista tra i più belli visti finora, stiamo parlando del Mahameuna Asapuwa Kubalwela…

…un tempio che sembrava trovarsi alla fine del mondo: quasi un’ora di salita ripida in macchina, su una strada stretta e tortuosa. Ma una volta arrivati in cima, ci siamo trovati davanti a una meraviglia, un grande tempio buddhista sulla cima di una montagna con una vista pazzesca sulla valle…
…un tempio molto frequentato e ricco di atmosfera e guarda caso il nostro arrivo è coinciso con l’inizio di una cerimonia, una lunga processione con musica e canti che ha attraversato tutto il cortile per poi proseguire all’interno…
…e dopo un rito iniziale, durante il quale venivano offerte delle donazioni a Buddha, abbiamo anche noi partecipato a una meditazione/preghiera guidata da uno dei monaci sempre all’interno del tempio (dove purtroppo non era permesso fotografare)….

…un momento davvero intenso e suggestivo che ci ricorderemo a lungo ed anche all’esterno, prima del rito finale, c’era chi pregava, chi meditava, chi accendeva lumi o incensi, o semplicemente scambiava parole con i monaci…

…il tutto immerso in un’atmosfera quasi irreale, come sospesa nel tempo ed anche stavolta abbiamo dovuto ringraziare il nostro driver Anton, che non solo guida con grande attenzione, ma ci porta sempre di più a scoprire luoghi fuori dalle classiche rotte turistiche, regalandoci veramente delle esperienze autentiche…

…con questa bella e intensa visita si è conclusa la giornata, ormai faceva buoi ci siamo quindi diretti nel centro del paese per mangiare qualcosa e come abbiamo detto in precedenza la scelta era vasta essendoci locali e ristoranti di tutti i tipi…

…alla fine aver passato tre giorni e due notti ad Ella ha avuto un suo perché, le giornate sono volate e sono state veramente gratificanti, quindi belli stanchi e cotti ci siamo incamminati verso il nostro hotel con la vista sulle cascate, sperando che non ci fossero le scimmie ad impedirci il passaggio, il giorno dopo ci aspettava un bel tratto di strada, si tornava al mare, si andava in direzione di :
A R U G A M B A Y

Arugam Bay si trova sempre nella costa Est più a Sud rispetto Trincomalee e quello che un tempo era un piccolo villaggio di pescatori affacciato su una baia ondosa è diventato ora un punto di ritrovo importante per i surfisti di tutto il mondo…

…ma rimane anche indubbiamente una sosta rilassante per molti viaggiatori come noi che hanno voglia di fare un pò di mare, per arrivarci da Ella ci abbiamo messo più di 4 ore, siamo partiti di prima mattina ed all’ora di pranzo eravamo lì…
…abbiamo scelto di alloggiare in un gran bel posto; al Arugambay Roccos in due bungalow fronte spiaggia, abbastanza caro, ma tutto il soggiorno ad Arugam Bay si è rilevato essere tra i più cari di tutto il viaggio, comunque il posto era veramente bello, guardate qui:
…con anche la piscina e c’è un suo perché, la spiaggia di Arugam Bay è bella, molto lunga, orlata di palme e veramente da cartolina…

…se non fosse che il mare (almeno nel periodo in cui ci siamo stati noi) era veramente mosso, c’erano onde pazzesche che rendevano praticamente impossibile tuffarsi in acqua, per questo motivo è stato estremamente utile avere la piscina praticamente di fronte alle camere, qui sotto potete vedere come eravamo messi il primo giorno che siamo arrivati…
…anche se poi alla fine la piscina l’abbiamo usata pochissimo quando abbiamo scoperto dove era il punto più balneabile di tutto il litorale, cioè in fondo a destra (guardando il mare con il paese alle spalle) basta fare una passeggiata verso il sud della baia fino al cosiddetto Baby Point, vicino all’hotel/ristorante Mambos, e si arriva ad una piccola insenatura fatta così…

…lì troverete le onde che s’infrangono molto più delicatamente ed infatti è il luogo dove portano gli aspiranti surfisti ad imparare l’arte di cavalcare le onde e dove soprattutto nel week end troverete tantissimi cingalesi a fare il bagno…

…e godersi la loro spiaggia e il loro mare, sempre rigorosamente vestiti anche in acqua, noi ci siamo letteralmente innamorati di questo posto soprattutto al tramonto quando la spiaggia di Baby Point…

…un sabato sera qualsiasi, diventava qualcosa di magico, con il sole che calava lento all’orizzonte fare il bagno in quest’acqua bella fresca dopo una torrida giornata era una goduria, ed essere circondati da tutta questa bella gente…
…era bellissimo, si chiacchierava, si rideva, si giocava e si assisteva a scene così di queste splendide persone:
…c’era chi faceva l’ultimo giro di surf, chi giocava a pallone, in assoluto questo è stato il posto dove abbiamo passato più tempo, spappolati qui nella distesa del Mambos un posto veramente chill, dove tra l’altro si mangiava anche benissimo…
…e mentre i genitori si rilassavano nel chill, per i ragazzi invece l’emozione più grande è stata sicuramente imparare a volare sulle onde…

…eh si!… sia Anita che Alfredo hanno voluto imparare come si fa ad affrontare il mare sulle tavole da surf, per fare ciò ci siamo rivolti ad House of Surfing una delle tante scuole di surf di cui tutto il villaggio di Arugam Bay è pieno…

…e qua li vedete provare le mute in attesa della loro prima lezione, di seguito invece ci sono i loro surf sopra un tuk tuk che raggiungono Baby Point dove sarebbero cominciate le prove…
…ad insegnarli con estrema pazienza e disponibilità è stato lo splendido Asi che ha passato intere giornate in acqua a spingerli e impartire istruzioni…

…ed i ragazzi ogni giorno si sono buttati in mare con entusiasmo, a volte anche due volte al giorno, all’alba e al tramonto…

…inseguendo le onde e sfidando il vento e il sole…

…ed anche il driver Anton si è voluto cimentare in questa nuova avventura…

…e qui di seguito vi facciamo vedere i risultati di Alfredo dopo solo una lezione:
…praticando già skateboard ed essendo leggero come una piuma, il tutto gli riusciva molto facile, per Anita invece è stato un pò più complicato…

…ci sono volute svariate lezioni per riuscire a stare in piedi sulla tavola così:
…ed è proprio vero che surfare è come una droga, una volta iniziato i ragazzi non avrebbero più smesso…

…Alfredo nonostante la tavola fosse il doppio di lui e facesse una fatica boia ad uscire dall’acqua non ci ha mollato un secondo…

…stessa cosa anche per Anita che con testardaggine e perseveranza ha affrontato le onde finché non è riuscita ad essere autonoma…

…hanno surfato anche all’alba ed è stato uno dei momenti più belli, direi quasi mistico…
..un grazie speciale va sicuramente al maestro Asi di House of Surfing, che con pazienza ha aiutato Alfredo a superare le onde prima di salire sulla tavola e ha dato i consigli giusti ad Anita per trovare l’equilibrio perfetto, alla fine queste lezioni ci sono venute a costare abbastanza, ma ormai eravamo alla fine del viaggio e per i ragazzi…

…è stata un’esperienza che non dimenticheranno mai e infatti già ora, rientrati in Italia, ci chiedono dove possono andare a surfare!
In generale a tutti noi il Mambos ci resterà nel cuore come il nostro posto preferito di Arugam Bay, ci abbiamo passato un mucchio di tempo di puro cazzeggio, tra una surfata e l’altra, vero relax dopo 3 settimane di spostamenti per tutto il paese…

…abbiamo anche provato a trasferirci qui ma tutti i bungalow erano pieni, rimane comunque un posto relativamente caro per essere in Sri Lanka, ma si stava troppo bene e ne avevamo bisogno, ci piazzavamo lì di primo mattino, mangiavamo delle buon cibo tipo questo…

…e si rimaneva fino a sera nel chill più totale, osservando i surfisti e avendo un bello scorcio su tutta la baia al tramonto…
…ma Arugam Bay non era solo il Baby Point del Mambos, anche il resto del villaggio merita una visita soprattutto per l’atmosfera rilassata che aleggia nell’aria, cosa tipica di tutti posti frequentati dai surfisti, di seguito un piccolo video per farvi un’idea:
Come abbiamo detto in precedenza il costo dell’alloggio ed anche il cibo ad Arugam Bay si è rivelato essere notevolmente più alto che nel resto del paese, come del resto avremmo scoperto essere anche in tante altre località del Sud…

…il villaggio di per sé si presenta come una lunga strada con hotel, guest house, ristoranti e locali di tutti i tipi e per tutte le tasche ai lati della strada…
…quasi tutte le sere noi mangiavamo fuori e la scelta del tipo di cucina era veramente varia, c’erano dei posti veramente carini e super stilosi quasi come essere alle Baleari, ma non abbiamo fatto solo surf e vita da spiaggia…

…una sera un paio d’ore prima del tramonto siamo andati con Anton ad Elephant Rock che non è altro che un Point per surfisti che si trova ad un’ora d’auto dal centro del paese, si può raggiungere anche a piedi costeggiando la spiaggia ma è un tratto abbastanza lungo, noi abbiamo preferito andarci in auto, si va verso sud da Arugam Bay si percorre una strada che si snoda tra campi coltivati…

…fino a quando non si arriva a ridosso del mare e si parcheggia, alla spiaggia di Elephant Rock ci si arriva a piedi attraversando una laguna molto bella ma popolata da coccodrilli, quindi bisogna stare attenti (così ci hanno detto) bisogna costeggiare la laguna su uno stretto vicolo roccioso rinforzato da sacchi di sabbia nei punti più stretti, senza mai toccarne le acque e si sale su per delle rocce così…
…fino a quando si arriva ad una roccia piatta ci si accomoda e si ha questa vista dall’alto della spiaggia….

…ed in effetti la vista era molto bella anche grazie allo splendido scenario offerto dalle rocce e dalla laguna verdeggiante, ci siamo piazzati sulle rocce ad aspettare il tramonto insieme ad altri e man mano che il tempo passava il posto si riempiva sempre più di gente…
…ad un certo punto ce n’era pure troppa, ma una volta calato il sole la vista che abbiamo avuto ci ha ripagato in pieno dell’attesa, guardate qua…

…con questo giro al tramonto si concludeva il nostro soggiorno ad Arugam Bay, siamo rimasti in questo villaggio di surfisti per ben 5 notti, la permanenza più lunga di tutto il viaggio e ne è valsa totalmente la pena…

…ci siamo letteralmente innamorati del posto, ma soprattutto dell’aria tranquilla e scazzata che si respirava e non è detto che un giorno ci ritorneremo, i nostri ragazzi, ormai surfisti appassionati non vedono l’ora!
Il nostro viaggio intanto proseguiva con l’esplorazione della parte Sud del paese, la nostra voglia di mare non era del tutto placata ed infatti ci siamo diretti verso:
H I R I K E T I J A

Hiriketija si trova nella parte Sud vicino a Dikwella, si tratta indubbiamente di una località turistica, ma di un “turistico” non eccessivo, anzi ben amalgamato nel contesto generale…
…
…la spiaggia veramente piccola era a forma di mezzaluna delimitata dalla giungla, quasi a formare una sorta di baia appartata, con resort, ristoranti e qualche semplice chioschetto che si affacciavano direttamente sulla spiaggia…

…e naturalmente vari punti dove era possibile noleggiare la tavola da surf, visto che questa località è diventata popolare negli ultimi anni tra i surfisti, questo infatti era anche uno dei motivi per cui l’avevamo scelta, i ragazzi ormai non pensavano ad altro e volevano continuare a surfare…

…e dobbiamo ammettere che cavalcare le onde circondati da una foresta così rigogliosa e potente ha un suo perché…

…e qui si vede Anita con il suo nuovo istruttore di surf, che però non è stato, secondo lei, all’altezza di Asi di Arugam Bay…

…il mare rimaneva comunque abbastanza mosso, con questo genere di onde che piacevano da matti ad Alfredo…

…ed anche ad Anita, guardate qui:
…abbiamo alloggiato in un appartamento questa volta trovato senza Booking, bensì come si faceva una volta, cioè girando e chiedendo in giro fino a quando ci hanno indirizzato in questo appartamento al secondo piano praticamente in spiaggia, guardate qua:
…era un gran bel posto in una posizione strategica ed abbiamo trattato il prezzo direttamente con il proprietario dapprima per due notti che poi sono diventate tre, per due camere separate al secondo piano, il posto si trova comunque anche su Booking e si chiama; Waves Hiri Sea View e merita veramente, soprattutto per questa terrazza vista mare…

…dove facevamo colazione comprata alle 6,30 del mattino dall’omino del pane cioè il Tuk Tuk Bakery di cui parlavamo all’inizio, che ci avvertiva tutte le mattine alle 6,30 del suo arrivo sotto casa con questa musichetta qui:
…una musichetta ed una certezza in tutto lo Sri Lanka, come erano una certezza anche le solite scimmie che cercavano di rubarci la colazione se solo ci azzardavamo a dimenticarci qualcosa all’esterno…
…le giornate ad Hiriketija sono passate lente e tranquille, si trattava di un paesino molto piccolo in pratica due strade che s’incrociano a T una che costeggia in parallelo la costa…

…con locali, hotel e ristoranti da un lato e dall’altro il mare e alcuni chioschetti e l’altra che invece va verso l’interno, sempre con hotel, ristoranti ed anche ville private, ma sopratutto molte abitazioni della gente del posto…

…e non c’era niente di più bello che passeggiare a caso, perdersi tra i vicoli in mezzo ad una lussureggiante vegetazione ed incontrare gli abitanti di questo luogo sulla soglia delle loro case, intere famiglie, tanti bimbi…

…la maggior parte ancora spesati e forse anche un pò sconvolti da tutti questi turisti/surfisti che da un giorno all’altro erano piombati nella loro comunità…

…e mentre i ragazzi facevano surf i genitori, si riposavano in spiaggia sotto le palme…
…un meritato riposo dopo avere percorso più di 2000 km dal Nord dello Sri Lanka fino a qui in pieno Sud, facciamo infatti presente che eravamo nel Sud del paese nel pieno della stagione monsonica, cioè i primi di luglio, che però non ci ha coinvolto più di tanto, ogni tanto qualche acquazzone ma subito saltava fuori un meraviglioso sole, guardate qua:
…e la temperatura si aggirava sempre sui 30 gradi e forse anche di più, c’era il mare abbastanza mosso ed abbastanza vento, ma forse per via della conformazione della baia che era molto piccola…

…non abbiamo mai trovato le onde giganti e la spiaggia mangiata dal mare come avremmo visto i giorni successivi nei villaggi limitrofi quando abbiamo completato il giro del Sud del paese, qui ad Hiriketija i primi di luglio la situazione era questa:
…e noi eravamo completamente spiaggiati esattamente come queste signore qui:
…abbiamo trovato un’ottimo ristorantino in spiaggia di cui adesso non ricordiamo il nome e praticamente, dopo avere fatto colazione in casa con il pane del Tuk Tuk, facevamo un’unico abbondante pasto…

…tra un bagno e l’altro e non c’è cosa più bella che mangiare in mezzo alla sabbia ancora tutti bagnati dall’acqua salata un bel pesce o dei gamberoni…

…senza trascurare la frutta fresca che abbondava sempre e che non ci facevamo mai mancare…

…un giorno ci siamo messi ad esplorare i dintorni andando a piedi verso Nilwella incontrando una realtà molto autentica e “local”, in un contesto tipicamente da villaggio di pescatori, il tutto immerso in una natura selvaggia, con le strutture che si contavano veramente sulle dita di una mano…

…c’erano solamente casette degli abitanti e qualche spartana attività locale, abbiamo camminato fino a quando abbiamo raggiunto Blue Beach Island, una piccola spiaggia con un bel mare dalle diverse sfumature su un fondale un pò roccioso, una sottile lingua di sabbia conduceva ad un isolotto…

…che abbiamo esplorato scoprendo deliziosi angoli nascosti, con una stupenda vista dall’alto su tutto il paesaggio circostante, all’inizio della lingua di sabbia c’era anche uno spartano ristorantino che però visto che era bassa stagione era chiuso…
…questa non è stato l’unica escursione che abbiamo fatto da Hiriketija, dato che il tempo era clemente e c’era sempre il sole abbiamo deciso di prolungare di un giorno la nostra permanenza e ci siamo recati con Anton in auto verso Dikwella (15 minuti) dove, poco fuori dal centro, siamo andati a visitare uno straordinario tempio che merita davvero, il Wewurukannala Buduraja Maha Viharaja…

…dove oltre ad un impressionante statua del Buddha all’esterno, era presente un piccolo tempietto con all’interno un Buddha sdraiato e tante altre divinità…

…di diverso dagli altri templi buddisti visitati finora c’era che in questo nessuna statua era stata restaurata, si vedeva che erano abbastanza datate ed originali…
…e tutto questo, insieme ai raggi di sole che penetravano soffusi nella struttura, ha dato a questa visita un tocco veramente speciale…

…questo è stato l’ultimo dei templi buddisti visitati, durante tutto il viaggio ne abbiamo visti un’infinità sia buddisti che induisti ed stato sempre piacevole immergersi nella storia e cultura di questo paese…

…attraverso le religioni, che mai come in oriente hanno avuto una funzione fondamentale nel forgiare gli usi ed i costumi dei popoli…
…questo tempio è stato l’ultima cosa che abbiamo visto di Hiriketija, dove in totale abbiamo passato 4 bei giorni, infatti la mattina successiva, caricati i bagagli sul van siamo ripartiti…

…ormai il viaggio volgeva al termine era quasi un mese che eravamo in giro, avevamo tenuto apposta la parte Sud del paese per ultimo per via del monsone, che alla fine non si è fatto sentire più di tanto, qualche acquazzone che durava al massimo mezz’ora e poi saltava fuori un bellissimo e caldo sole.
Sono stati più che altro il vento ed il mare agitato ha compromettere la visita delle spiagge del Sud, che infatti abbiamo fatto in maniera veloce, tutte in una giornata nel tratto di strada che separava Hiriketija da Colombo, per la precisone siamo partiti presto di mattina e il primo stop lo abbiamo fatto al Dondra Lighthouse, il punto più a Sud dello Sri Lanka…

…dove da questa cassetta della posta si poteva spedire delle cartoline a casa, quindi nel caso passiate da queste parti…

…ed anche dove ci siamo resi conto della potenza e maestosità del mare quando è arrabbiato…
…per poi passare in maniera veloce da Mirissa per fare un salto nella famosa e super instagrammata Coconut Tree Hill…
…poi da li ci siamo diretti, passando da Welligama, a fare un’altra cosa molto da turisti, cioè visitare un centro di riabilitazione di tartarughe marine, il Koogala Sea Turtle Conservation Project…

…che si trovava appunto a Koogala, una visita che è stata piacevole, ci hanno portato a vedere le vasche dove vengono messe le tartarughe ferite…

…e che hanno bisogno di cure, spiegandoci per bene tutte le varietà e le differenze tra le speci e tra l’altro se si capita nel momento giusto è anche possibile assistere alla schiusa delle uova…
…tutta questa visita ci ha tenuto impegnati più o meno un’ora, una volta rimontati in macchina dopo pochi km, più o meno all’ora di pranzo, siamo arrivati nella città di Galle o meglio Galle Fort dove ci siamo fermati a mangiare indiano in un fantastico ristorante a ridosso delle mura…

…finito il pranzo abbiamo fatto anche un bel giro a piedi per la città, che c’è piaciuta parecchio, si tratta di un grande complesso fortificato costruito dai portoghesi nel 1588 e ampliato in seguito dagli olandesi, dichiarato Patrimonio Unesco e sebbene sia ora una località molto turistica ha comunque un suo fascino…
…abbiamo camminato lungo tutta la cinta muraria, dal faro (Galle Lighthouse) fino all’estremità opposta, dove ci alcuni bellissimi punti panoramici sull’Oceano ed anche incantatori di serpenti…
…ci siamo persi per le vie del bel centro storico in stile coloniale, dove l’influenza portoghese soprattutto nell’architettura è molto presente…

…ed essendo in pratica l’ultima tappa del viaggio ci siamo dedicati agli acquisti di ricordini e robe varie da portare agli amici e parenti negli innumerevoli negozietti che ci sono lungo le stradine del centro…

…finiti gli acquisti siamo ripartiti ed in un’unica tirata siamo arrivati a Colombo che era metà pomeriggio e ci siamo diretti subito verso il quartiere indiano per visitare il tempio indù Sri Kailawasanathan Swami Devasthanam Kovil nella speranza di arrivare in tempo per vedere la cerimonia che di solito inizia verso le 18.00 e per un pelo ci siamo riusciti…

…siamo entrati come sempre rigorosamente a piedi nudi con le spalle coperte ed un pareo che ci copriva fin sotto le ginocchia…

..ed abbiamo assistito al rito che fanno sempre con il fuoco insieme ad altri fedeli e stranamente ci hanno lasciato fare foto…

…quindi ci siamo messi a girare per il tempio scattando un mucchio di foto e con la luce del tramonto che entrava è stata una gran bella esperienza…

….abbiamo conosciuto anche il simpatico sacerdote che era molto carico ed ha voluto farsi fotografare assolutamente, una volta fuori eravamo nel bel mezzo del quartiere indiano con tutto il caos e la confusione che ne consegue, un mucchio di bancarelle, traffico, odore di spezie, motorini e tuk tuk…

…in pratica sembrava per davvero di essere in India, abbiamo girato a piedi a caso continuando a fare qualche acquisto da regalare una volta a casa…

…fino a quando, sopraggiunta la sera, abbiamo ripreso la macchina per dirigerci verso la parte nuova e più moderna di Colombo, parcheggiando tra grattacieli e palazzoni ed abbiamo fatto un bel giro a piedi sul lungomare…

…una vera e propria striscia, un largo marciapiede contornato di piante, incastonato tra le costruzioni moderne e l’oceano, una bell’area molto spaziosa che al tramonto si è riempita di bancarelle con street food e di tanta gente del posto, intere famiglie a passeggiare e chiacchierare…
…e da qui era ben visibile la torre a forma di fiore di loto che si illuminava tratteggiando i caratteristici contorni del fiore che rappresenta il simbolo nazionale dello Sri Lanka…
…ormai si era fatta sera inoltrata e visto che il giorno dopo avevamo l’aereo per l’Italia alle 5 di mattina abbiamo deciso di non fermarci in città a dormire, ma di andare il più vicino possibile all’aeroporto che distava comunque quasi un’ora d’auto da Colombo centro ed abbiamo trovato alloggio al The Empyrean Airport Transit Hotel, un posto modesto ma più che dignitoso che era letteralmente a neanche 5 minuti dell’aeroporto.
Quindi dopo avere fatto finta di dormire per 3 – 4 ore alle 3 di notte Anton ci è venuto prendere per portaci in aeroporto e questa è la foto di commiato con questo splendido ragazzo che ci ha fatto da driver ma non solo…

…si concludeva così uno dei viaggi più belli e pazzeschi che abbiamo mai fatto, 2550 km percorsi con Anton che è diventato, a tutti gli effetti il quinto membro di Trip Family…

…infatti non è stato solo un driver che si è limitato a guidare, benissimo tra l’altro, tra le caotiche strade cingalesi, bensì un’amico che ci ha consigliato tanti luoghi fuori dalle solite rotte turistiche e ci ha fatto veramente entrare a contatto con il cuore del paese…

…un paese che offre veramente tanto e che consigliamo a tutti di venire a conoscere, prima che arrivi il turismo di massa, come sta già quasi accadendo…

…perché tra immense spiagge tropicali, rigogliose foreste, montagne da scalare e templi in cui meditare offre veramente tanto e da parte nostra con questo racconto speriamo di avervi trasmesso almeno un briciolo delle belle esperienze che abbiamo vissuto…

…e tra templi, safari, surf e curry lasciamo questo posto con un pò di magone e tanta voglia di tornarci, bye bye Sri Lanka!